Il Piano del Mare guarda all’Africa per soddisfare la domanda di marittimi
Un ‘Piano Mattei’ fra i diversi strumenti elencati dal Piano del Mare per risolvere gli squilibri di domanda e offerta di lavoro a bordo
Nel denso capitolo che il Piano del Mare appena varato dal Ministro delegato (da Palazzo Chigi) Nello Musumeci dedica al “lavoro marittimo” la parola “salario” non compare mai ma si guarda invece all’Africa per trovare nuovi lavoratori del mare.
“Si osserva da più parti – è scritto nel Piano – che l’attuale offerta di lavoratori italiani e dell’Unione europea non appare in grado di soddisfare le esigenze del mercato per l’oggettiva inadeguatezza delle regole che sottendono i requisiti di accesso alle professioni del mare, le quali appaiono ampiamente superate. Il lavoro marittimo è infatti, in un certo senso, non allineato alle ultime riforme del sistema scolastico (…) ma soprattutto all’evoluzione dei fabbisogni di competenza dell’industria marittima. L’alterazione dell’equilibrio tra domanda ed offerta, riferita in modo più significativo alle figure professionali del bordo, risulta altresì dovuta alla mancanza di strumenti efficaci volti ad individuare e raggiungere le risorse professionali già formate e presenti sul territorio”.
Il paragrafo dedicato al “collocamento della gente di mare” evidenzia ad esempio come “l’assenza di prassi strutturate di monitoraggio della forza lavoro è infatti una delle principali cause che determinano la difficoltà di incrocio tra le risorse disponibili ed in cerca di occupazione e le diverse opportunità lavorative”. E individua la digitalizzazione e l’omogenizzazione (peraltro programmate da tempo) come soluzione.
Ampio spazio è poi dedicato alla formazione, sottolineando in particolare che “non v’è dubbio che, per rilanciare l’occupazione, in particolare in quei contesti geografici ove il lavoro marittimo rappresenta storicamente un volano di crescita e sviluppo sociale, occorra attuare una politica di incentivazione in grado di compensare i costi determinati dalla formazione obbligatoria, introducendo forme di supporto economico”. Necessario inoltre “realizzare un generale ammodernamento e la semplificazione dei requisiti di accesso alle varie professioni” e “potenziare le politiche di supporto alla formazione per le figure di natura tecnica che operano nelle diverse aree funzionali del comparto, con l’obiettivo di garantire la corretta preparazione del personale operativamente coinvolto nei processi di innovazione” (con focus sugli Its e le esperienze di scuola-lavoro).
C’è un’ulteriore risorsa, però, secondo il Governo per risolvere la scarsità di marittimi comunitari disponibili. Si può infatti “gestire la mobilità internazionale del lavoro e qualificare i lavoratori stranieri mediante il loro inserimento in percorsi formativi professionalizzanti”.
Ecco quindi il riferimento al “poderoso impegno diplomatico del Governo per realizzare entro il 2023 un nuovo ‘Piano Mattei’ per l’Africa volto a una sempre maggiore cooperazione tra la sponda nord e sud del Mediterraneo”. Un impegno che, in termini di occupazione, si declini nello “sviluppo di percorsi di formazione professionale del personale straniero presente sul territorio”, in “iniziative volte all’orientamento professionale, sia in ambito domestico che all’estero, tarate sulle necessità e gli ambiti specifici che saranno oggetto di potenziamento in ragione del previsto aumento dei flussi” e nella “creazione di percorsi formativi ad hoc per le figure tecniche”.
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