“Non sono 200 le navi in attesa di transito a Panama”
L’autorità di gestione del canale ridimensiona i numeri circolati sui media mentre Marinetraffic mostra il fenomeno con il tracciamento dei dati Ais
Non è pari a 200, ma a 131 il numero di navi attualmente in attesa di transitare per il Canale di Panama. Lo ha precisato l’autorità di gestione dell’infrastruttura (il dato esatto e aggiornato in tempo reale può essere consultato qui), con l’intenzione di ridimensionare l’allarme che si è creato rispetto alle code e alle conseguenze che queste potrebbero avere sull’economia mondiale e degli Stati Uniti in particolare.
Il numero di unità in attesa, insomma, è circa del 45% più alto di quello medio ma inferiore a quello circolato su diversi media in questi giorni e anche al picco di 165 unità dell’inizio di agosto. Il tempo medio di attesa, che ora si assesta tra gli 8 e gli 11 giorni in media, è pure in netto calo (-50%) rispetto a quello registrato all’inizio del mese.
In una nota diffusa ieri, la authority ha anche spiegato come allo stato attuale stia accettando prenotazioni per il passaggio nelle chiuse Panamax sulla base della ‘condizione 3’, la quale prevede 14 slot in totale, contro i 23 disponibili in situazioni standard e i 16 di quando è attiva la ‘condizione 2’. “Questo ci consente di gestire la congestione e garantisce che pure le navi in coda che non hanno prenotazioni garantite possano comunque transitare in tempi competitivi”. La misura non impatta sulle chiuse Neopanamax (quelle più ampie, inaugurate nel 2016) dove è invece mantenuta la media regolare di 10 transiti al giorno.
Lungo 80 km, il canale di Panama, che collega Oceano Atlantico e Pacifico, nel 2022 ha registrato 14.239 transiti (il 6,7% in più rispetto all’anno prima), circa il 3% dell’intero traffico marittimo mondiale. Secondo Container XChange, gli Usa pesano per il 73% del traffico gestito annualmente. Per il suo funzionamento, l’infrastruttura utilizza un sistema di chiuse che permettono di innalzare e abbassare il livello delle navi a quello del Lago Gatun (26 metri sul livello del mare), utilizzando le acque dello stesso bacino.
Il problema della siccità aveva iniziato a porsi all’attenzione dell’autorità di gestione del Canale già nei mesi scorsi e le prime misure di risparmio di acqua erano state applicate già a gennaio. Lo scorso 25 luglio l’autorità aveva annunciato l’introduzione di un massimo di profondità di 13,41 metri “per i prossimi mesi, fino a che le condizioni del tempo non dovessero variare in modo significativo rispetto alle attuali previsioni”. Indicativamente questo limite varrà per tutto il 2023 e per una parte del 2024. Contestualmente, era stato annunciato il limite di 32 passaggi nave al giorno, contro il massimo di 36 in vigore in condizioni standard.
L’ultima crisi simile, dovuta alla siccità, si era vista nel’infrastruttura negli anni 2019-2020. Storicamente il verificarsi di queste criticità avveniva sulla base “di cicli di 5 anni”. “Ad oggi”, ha però sottolineato l’amministratore del canale, Ricaurte Vásquez Morales, “ciò che stiamo sperimentando è che questi eventi si stanno verificando una volta ogni tre anni”.
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