Moby è ora ufficialmente al 49% di Aponte (Msc)
E’ appena stato formalizzato l’ingresso della lussemburghese Sas Shipping Agencies Services Sarl a seguito dell’omologa del concordato preventivo
A un anno da quando aveva depositato la somma di 150 milioni di euro e al termine del lungo percorso che ha portato all’omologa del concordato preventivo, la Moby di Vincenzo Onorato è diventata al 49% di Msc, il gruppo fondato e controllato da Gianluigi Aponte. SHIPPING ITALY lo apprende direttamente dalla visura camerale che attesta come sia appena avvenuto l’ingresso della società lussemburghese Sas Shipping Agencies Services Sarl nel capitale della ‘balena blu’ di cui ora detiene praticamente la metà del capitale sociale che è di 70,8 milioni di euro.
Questo il commento di Onorato Armatori e di Moby alla notizia: “Niente di nuovo. L’ingresso di Msc nel capitale sociale del Gruppo Moby si è concluso già mesi fa (a Luglio, ndr) nei tempi e nelle modalità previste dal piano di ristrutturazione. Dopo l’ingresso in flotta della Moby Fantasy è in arrivo anche la Moby Legacy, i due traghetti più grandi e green del Mediterraneo, con standard da nave da crociera. Prosegue così il piano di rilancio della compagnia che punta al continuo miglioramento della qualità dei servizi offerti ai passeggeri e agli autotrasportatori”.
E’ così stata posizionata anche l’ultima tessera del mosaico che ha portato al salvataggio di Moby da parte del patron di Msc; un’acquisizione che il gruppo ginevrino, dopo mesi di silenzio, aveva pubblicamente annucniato con una nota stringata il 24 marzo 2022 in cui era scritto: “La famiglia Aponte e la famiglia Onorato sono felici di comunicare di aver raggiunto un’intesa finalizzata a un aumento di capitale in Moby S.p.a. da parte del gruppo Msc. Quest’aumento di capitale è finalizzato a saldare Tirrenia in A.S. per consentire l’immediato risanamento del gruppo Moby e nell’interesse dei suoi 6.000 lavoratori. Il gruppo Msc entrerà in Moby con una partecipazione di minoranza”. La disponiblità di Msc a iniettare liquidità e a prestare garanzie di fronte ai creditori, e soprattutto a Tirrenia in Amministrazione Straordinaria, aveva infatti consentito di evitare il fallimento e di arrivare a un accordo ‘saldo e stralcio’ con il Ministero dello sviluppo economico che si era accontentato di incassare in una soluzione unica metà dei 180 milioni di euro che avrebbe dovuto ancora incassare per le rate rimaste insolute relative al pagamento differito per il passaggio di Compagnia Italiana di Navigazione (Tirrenia) a Moby avvenuto nel 2012.
A fonte di questo salvataggio Aponte sembrava dovesse inizialmente rilevare una quota del 25% riservandosi il diritto poi di salire al 49% cosa che invece è avvenuta praticamente fin da subito anche se il concreto ingresso nel capitale era soggetto all’omologa del concordato preventivo che è arrivata solo quest’estate dopo il tentativo di opposizione portato avanti dal concorrente Grimaldi nei mesi scorsi.
Alla fine la lussemburghese Sas Shipping Agencies Services Sarl ha versato dunque non solo gli 82 milioni destinati al saldo e stralcio con Tirrenia in Amministrazione Straordinaria ma anche gli ulteriori 68 milioni che avrebbero consentito al gruppo fondato da Gianluigi Aponte di entrare direttamente al 49% in Moby.
I debiti finanziari del gruppo Moby fino all’anno scorso ammontavano complessivamente a circa 664 milioni di euro, di cui 320 milioni di euro dovuti agli obbligazionisti di un prestito obbligazionario, 180 milioni allo Stato e altri 163 milioni alle banche. Debiti destinati a essere cancellati rispettivamente per circa 59 milioni, 117 milioni e 98 milioni. Soltanto il debito verso Tirrenia in A.S. sarà rimborsato al 40% per 82 milioni, mentre il debito rimanente delle banche (circa 104 milioni) e dei bondholder (circa 204 milioni) sarà rifinanziato.
Grimaldi si era opposto al salvataggio di Moby sia per ragioni finanziarie (fra le molteplici azioni legali avviate ce n’è una che riguarda una richiesta danni per l’abuso di posizione dominante accertato sulle rotte fra il porto di Livorno e la Sardegna) sia soprattutto commerciali perchè, seppure formalmente distinte e gestite in completa autonomia, Msc da adesso in poi è il padrone al 100% di Grandi Navi Veloci ed è azionista di peso al 49% (con probabili patti parasociali potrebbe vantare diritto di veto su alcune strategie e scelte) anche della ‘balena blu’ in un momento di mercato particolarmente agguerrito in Italia e nel Mediterraneo nel business dei traghetti.