Biasci (Cargo Compass): “Ecco perché abbiamo puntato su un nuovo magazzino a Bologna”
Lo spedizioniere di origine livornese ha inaugurato l’ultimo presidio, fra binomio mare-cielo, fedeltà al mercato nordamericano e sfida al gigantismo logistico
Bologna – “A Bologna eravamo già presenti con un ufficio al Centergross, con questo investimento intendiamo radicarci ancora di più in un territorio decisivo per il nostro business, ampliando l’offerta alla clientela e mettendo le basi per una futura espansione verso l’area emiliana a nordovest”.
È già guardando al prossimo futuro che il presidente Andrea Biasci commenta l’inaugurazione del nuovo magazzino (2.800 mq, oltre 3mila posti pallet e 8mila mq di piazzale), di Cargo Compass, casa di spedizione con anima livornese, 11 filiali italiane, svariati presidi propri all’estero, magazzini a Milano, in Toscana e ora a Bologna, per circa 160 dipendenti in Italia e una cinquantina fuori confine.
La scelta del capoluogo felsineo (precisamente ad Arcoveggio) è naturale per Biasci: “Il nostro focus storico è l’export, anche se nel tempo la quota di import è cresciuta. E, quanto a fatturato, a dispetto di volumi chiaramente sbilanciati sul mare, per noi la modalità aerea vale quanto la marittima. Se per il trasporto navale ognuno dei principali porti italiani ha una valenza, a seconda di merceologia e territori serviti, per l’aereo Malpensa non ha rivali, ma l’aeroporto di Bologna riveste un ruolo importante”.
Come detto, poi, focalizzazione su export e mercati di destinazione spiegano l’attenzione di Cargo Compass per le aree produttive più attive del paese (4 gli uffici in Veneto): “Quali membri del network di spedizionieri Wca, siamo in grado di lavorare in ogni parte del mondo. Leader in Sud Africa (dove Cargo Compass è agente di società omonima, ndr), stiamo crescendo in particolare in Sud America e Asia. Ma il Nord America resta il mercato più solido e consolidato, che offre gli equilibri più stabili e le maggiori garanzie” aggiunge Biasci.
A livello merceologico massima versatilità possibile: “Il food&stuff – spiega il vertice aziendale – difficilmente non rappresenta per uno spedizioniere di medie grosse dimensioni la tipologia principale. Ma Cargo Compass, pur sviluppando nel tempo sempre nuove nicchie (da ultimo quella fieristica) ha fatto un punto di forza della sua capacità d’occuparsi d’ogni genere di carico, senza concentrarsi su nicchie particolari”.
A differenziare l’offerta di Cargo Compass, è, piuttosto, secondo Biasci, “l’elemento umano. Offriamo ancora – da qui la volontà di presenziare capillarmente sul territorio – un servizio modellato sulle esigenze della clientela, una clientela che, in Italia, è fatta ancora di medio-piccole imprese produttrici, con necessità molto particolari e poco standardizzate. Renderci capaci di soddisfarle ci ha permesso di affrontare i crescenti fenomeni di aggregazione e verticalizzazione manifestatisi nella filiera logistica, che paradossalmente hanno finito per rafforzare una realtà come la nostra, in grado di sopperire alle mancanze dei colossi”.
Il rischio di soffocamento delle piccole case di spedizione a causa dei suddetti fenomeni è tuttavia ben presente a Biasci: “Noi ormai abbiamo spalle abbastanza larghe e una solida collocazione, ma le forti concentrazioni nel settore logistico possono avere conseguenze nefaste, non solo nel settore. Per questo sosteniamo l’associazione di categoria Fedespedi (il presidente Alessandro Pitto è intervenuto di persona all’inaugurazione, ndr) nell’azione di contrasto agli aspetti più patologici di tali dinamiche. Certo è che la consapevolezza e l’attenzione del decisore non lasciano grande margine all’ottimismo”.
Per suo conto, tuttavia, Cargo Compass si gode le suddette “spalle” e il conseguente posizionamento saldo (“siamo al 38simo posto in una classifica che conta 812 aziende”), nonché la coda del boom pandemico e post-pandemico: “Il fatturato si attesterà sui 130 milioni di euro, in calo naturale per il calo dei noli, ma con miglioramento della marginalità”. Il nuovo investimento bolognese ne è la plastica testimonianza.
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