Dal 2027 le navi da crociera (fino a 50.000 GT) torneranno in Marittima a Venezia
Presentato il nuovo sito di conferimento dei fanghi, prodromico al dragaggio di Vittorio Emanuele III e Malamocco-Marghera. Ma per arrivare a 160 scali servono altri soldi (chiesti al Governo)
Come anticipato da SHIPPING ITALY, il nuovo sito per il conferimento dei fanghi di dragaggio della Laguna, condizione sine qua non per approfondire e manutenere i canali veneziani, ha preso forma.
Oggi l’Autorità di Sistema Portuale ha spiegato che, a valle dell’accordo col Provveditorato, a brevissimo sarà pubblicato il bando (da 3,2 milioni di euro) per la progettazione di fattibilità tecnico-economica e la sottoposizione a Via (Valutazione di impatto ambientale) e Vinca (Valutazione di incidenza ambientale) della realizzazione e gestione al 2038 del nuovo sito. La collocazione (i limiti cioè entro cui dovrà stare la nuova isola da circa 70 ettari), cui si è potuto procedere grazie ai poteri commissariali malgrado la vacanza del Piano morfologico e ambientale, è quella dell’immagine, in zona Fusina.
Si prevedono due stralci, il primo dei quali, da 17 milioni di euro, beneficerà di risorse del Commissario per le crociere (a presentare l’iniziativa, insieme al commissario e presidente Adsp Fulvio Lino Di Blasio, i subcommissari Fabio Russo e Giuseppe Teti) e del Commissario per il terminal Montesyindial (sempre Di Blasio) e avrà una capacità di circa 3 milioni di metri cubi. Per il secondo stralcio, altri 3 milioni di metri cubi, si prevede un costo da 14 milioni, da reperire. Schema che, come vedremo, vale anche per i due progetti di dragaggio presentati oggi. Tanto che Di Blasio, che come commissario dispone di 157 milioni di euro, ha informato di aver chiesto ulteriori risorse al Governo: “Non arriveremo a raddoppiare, ma si tratta di importi significativi”.
Il nuovo sito ospiterà in primis i fanghi del dragaggio del Vittorio Emanuele III, la via d’acqua che collega il Canale dei Petroli alla Stazione Marittima e che, ripristinata, consentirà alle navi da crociera di raggiungere la stazione di Venezia Terminal Passeggeri senza passare dai canali Giudecca e San Marco. L’Adsp ha evidenziato il fatto che l’approfondimento (21 milioni di euro) non andrà oltre i 9 metri, “malgrado storicamente sia accertato il raggiungimento di maggiori profondità”, e che il target sarà raggiunto in due step. Il primo stralcio arriverà a 8 metri, è finanziato e richiederà una movimentazione di 655mila mc di materiali. Il secondo consentirà di scendere a 9 metri, non è finanziato e apporterà ulteriori 625mila mc da smaltire.
Anche in questo caso si procederà a breve a bandire la Pfte, prevedendo in capo al progettista anche la predisposizione della documentazione di autorizzazione ambientale Via e Vinca (“per accelerare bypassiamo la procedura di verifica”) e l’effettuazione delle caratterizzazioni. Malgrado questi accorgimenti, spiega Russo, “nel 2024 avremo progetto e Via, i lavori inizieranno nel 2025 e finiranno entro fine 2026, come da mandato commissariale, così che le prime navi torneranno in Marittima a inizio 2027”. Il limite di grandezza sarà dettagliato in progettazione, ma l’idea è che non si vada oltre le 50mila tonnellate di stazza lorda col primo stralcio per poi salire a 60mila col secondo, per “un totale di toccate annue stimate rispettivamente in 80 e 160”.
Discorso e tempi similari per Malamocco, anche se qui la geografia degli interventi – frutto del progetto Channeling cofinanziato dalla Commissione europea con il fine di misurare l’impatto della navigazione per individuare le soluzioni ottimali per l’equilibrio fra tutela ambientale e socio-economica – è più ampia. Dalla precisa definizione di alcuni di essi (ad esempio l’allargamento del bacino 1) dipenderà il qunatum finale, “che dovrebbe comunque aggirarsi sul milione di mc”.
Nel frattempo, hanno concluso commissario e subcommissari con riferimento al recente intervento di Anac, “si utilizzerà la capacità residua delle Tresse, pari a circa 700mila mc, cercando di ottemperare a quanto caldeggiato da Anac” (sull’assegnazione a terzi, rispetto all’attuale concessionario, del 50-60% degli appalti”.
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