Grimaldi chiede di limitare la responsabilità per l’incendio della Grande Costa d’Avorio
Iniziata la battaglia legale per la definizione dei ruoli nell’incidente costato la vita a due pompieri e causato secondo il gruppo italiano da un mezzo dell’impresa portuale American Marine Services
La responsabilità dell’incendio verificatosi a luglio a bordo della nave con-ro Grande Costa d’Avorio di Grimaldi Group a Newark, negli Stati Uniti, sarebbe responsabilità di uno dei mezzi caricati sulla nave.
È questo, secondo quanto riferisce la stampa statunitense, il succo della versione dell’incidente, che causò la morte di due dei vigili del fuoco intervenuti, fornita dalla compagnia italiana alle autorità giudiziarie americane: “Un incendio è scoppiato dalla parte inferiore della Jeep Wrangler mentre era guidata da un dipendente dell’American Marine Services e spingeva una Toyota Venza non funzionante dal terminal al ponte 10 della nave” sostiene la shipping company italiana nella sua dichiarazione datata 13 settembre al tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il New Jersey. Grimaldi Group afferma che il veicolo era gestito dalla società di stivaggio che aveva anche la responsabilità della manutenzione del veicolo e che gli autisti e i lavoratori dell’impresa portuale American Marine Services hanno immediatamente lasciato la nave quando è scoppiato l’incendio.
La Grande Costa D’Avorio, un con-ro da 47.232 tonnellate di stazza lorda, era arrivato a Port Newark, nel New Jersey, il 3 luglio proveniente da Baltimora, nel Maryland. La nave trasportava circa 1.200 auto nuove e usate, nonché container e stava completando il carico delle auto quando è scoppiato l’incendio alle 21:00 del 5 luglio. La Jeep Wrangler del 2007 veniva utilizzata dalla società di stivaggio per caricare i veicoli.
Il capitano e l’equipaggio della nave hanno riferito di aver tentato di spegnere l’incendio utilizzando estintori e manichette dell’acqua, ma l’incendio è cresciuto di intensità. Il fumo pesante ha costretto l’equipaggio a lasciare il ponte 10 e poi il capitano e l’equipaggio hanno attivato il sistema di CO2 nel tentativo di domare l’incendio. Il comandante ha inoltre ordinato alle squadre dei vigili del fuoco di spruzzare acqua sui ponti 11 e 12 per raffreddare l’area sopra l’incendio.
Nei rapporti si legge che i vigili del fuoco di Newark hanno riferito di aver ricevuto la chiamata dell’incendio intorno alle 21:30, attivandosi immediatamente. Grimaldi afferma che il suo equipaggio ha poi collaborato e assistito i vigili del fuoco come richiesto e ha seguito le loro istruzioni. Ad un certo punto, i vigili del fuoco hanno constatato che prima uno dei suoi membri e poi un secondo erano scomparsi e si sono lanciati in una missione di ricerca e salvataggio.
“Su richiesta dei vigili del fuoco, il capitano ha acceso il sistema di ventilazione della nave e ha aperto le porte per eliminare il fumo dal ponte 10 e consentire loro di cercare i vigili del fuoco scomparsi” si legge nei dettagli del fascicolo. Recuperati i due pompieri scomparsi, Grimaldi sostiene che i vigili del fuoco abbiano lasciato la nave lasciando l’equipaggio a fronteggiare da solo l’incendio.
Erano le 06:00 del mattino seguente quando l’equipaggio osservò il fuoco diffondersi sul ponte 12 all’aperto. Per la sicurezza dell’equipaggio, Grimaldi afferma che il comadante ordinò all’equipaggio di sbarcare. I vigili del fuoco di New York e una società di salvataggio privata si sono occupati di contenere l’incendio a poppa della nave, ma l’incendio non è stato dichiarato spento fino all’11 luglio.
La versione degli eventi fornita da Grimaldi arriva mentre per la Guardia costiera americana l’indagine sulle cause è ancora in corso e il suo rapporto sull’accaduto non ancora pubblicato. Il gruppo armatoriale partenopeo sta avviando un’azione legale sostenendo che l’incendio “non è stato causato o alimentato da alcuna colpa, negligenza o mancanza di cura o progettazione da parte della nave o dei suoi responsabili o di Grimaldi”.
Le azioni della compagnia sono volte a chiedere al tribunale una limitazione o l’esonero di responsabilità. Le famiglie dei due pompieri hanno già sporto denuncia e l’operatore terminalistico Ports America ha notificato l’intenzione di sporgere denuncia, ma nel verbale si ammette che non è al momento noto l’importo totale delle richieste di risarcimento che potranno essere avanzate in futuro.
“Grimaldi prevede ragionevolmente e ritiene che azioni civili e pretese saranno avanzate nei suoi confronti per un importo superiore all’importo totale per il quale Grimaldi e la nave potrebbero essere legalmente responsabili” si legge nel documento.
L’azienda ha fornito una cauzione iniziale di 20 milioni di dollari il 1° settembre, che la società ora cerca di ridurre a poco più di 19,8 milioni di dollari, puntando tuttavia, a limitarla a 15,9 milioni di dollari, sulla base di un calcolo che tiene conto delle spese di riparazione (26 milioni di dollari) e di rimorchio (3 milioni).
La richiesta di Grimaldi al Tribunale comprende anche quella di fissare un termine per presentare richieste di risarcimento danni.
Questa sembra essere solo la prima tappa – considerando anche il fatto che la Guardia Costiera statunitense non ha indicato una tempistica per il rapporto sulle cause dell’incendio – di una battaglia legale destinata a protrarsi a lungo.
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