Seastock vuol fare di Trieste la stazione dei nuovi carburanti per lo shipping
Nella richiesta di proroga al 2060 della concessione prospettati investimenti per 20,1 milioni di euro: superato il Gnl si punta su biodiesel, Hvo, bio-etanolo, per aumentare volumi (del 50%) e traffici navali del (175%)
La fornitura di Gnl non è più fra gli obiettivi di Seastock, la società del gruppo abruzzese Walter Tosto subentrata qualche anno fa nella concessione dei Depositi Costieri Trieste, che ha recentemente chiesto di estendere il titolo dal 2027 a tutto il 2060.
Lo si evince dalla dettagliata istanza presentata all’Autorità di Sistema Portuale del capoluogo giuliano. Vi si spiega che “una volta garantita l’operatività del deposito, Seastock ha iniziato a ragionare su un piano di investimenti ben più ambizioso rispetto a quello allegato alla concessione”. La ragione è da attribuire al fatto che “la sempre più costante differenziazione dei prodotti stoccati e movimentati presso il deposito costituirà elemento fondamentale per garantire il mantenimento e la crescita dei volumi di traffico nel futuro, dal momento che nei prossimi anni è prevista una riduzione significativa nell’impiego di prodotti tradizionali. La situazione attuale è infatti profondamente mutata per effetto delle politiche energetiche adottate e attuate a livello globale e Ue”, finalizzate alla transizione energetica. Il risultato secondo Seastock sarà “una netta diminuzione dei combustibili fossili tradizionali, accoppiata ad un parallelo aumento dei combustibili da fonte rinnovabile (biodiesel, Hvo, bioetanolo).
Ecco quindi la proposta di un pacchetto di investimenti da 20,1 milioni di euro, da spalmare sulla durata della concessione, anche se la maggior parte è prevista nel periodo iniziale: “Taluni costituiscono il ripristino di beni demaniali già presenti, altri prevedono la realizzazione di nuovi beni, in modo da ottimizzare l’investimento e massimizzare la resa nel corso degli anni”, ottenendo inoltre “maggiore sicurezza e conformità ambientale del deposito e del lavoro che vi viene svolto, il miglioramento delle prospettive di vita utile degli impianti e l’efficientamento nella gestione delle emergenze”.
Fra gli interventi menzionati, in particolare, “la creazione del doppio fondo ispezionabile su cinque dei serbatoi”, “l’installazione di contatori volumetrici”, “la manutenzione dei binari ferroviari” nonché la ristrutturazione e l’ampliamento delle pensiline di carico esistenti”, “l’adeguamento del Pontile San Sabba (Molo Nuovo)” per “incrementare i punti di ormeggio delle navi prevedendo la possibilità di ormeggio per navi di maggiori dimensioni”, rinnovamento compolessivo di quattro serbatoi ammalorati e oggi fuori uso, costruzione di linee di tubazioni per la movimentazione di prodotti differenti da gasolio e olio combustibile (ad. Es. biodiesel e Pome), costruzione di un nuovo serbatoio così da incrementare lo spazio di stoccaggio per altri prodotti (benzina, jetfuel, biocarburanti)”.
Secondo l’istanza la “capacità di stoccaggio passerà da 95mila mc a 140mila mc e sono altresì previste attività che spingono la capacità di movimentazione, oggi potenzialmente di circa 600mila tonnellate annue, a oltre 900mila”. Con effetti su tutte le componenti dell’attività: la capacità di movimentazione navale passerebbe da 20 a 55 unità, le autobotti da 12.600 a 20.200, le ferrocisterne da 80 a 200, oltre alle 600 bettoline previste e “all’inserimento graduale di 20 risorse tra operatori di piazzale, tecnici chimici di laboratorio, impiegati”.
A fronte di ciò, che offrirebbe “al porto di trieste prospettive di sviluppo e di miglioramento sotto il rpofilo operativo, qualitativo e di sostenibilità ambientale”, Seastock propone l’allungamento della concessione e uno sconto sul canone attualmente imputatole (circa 878mila euro) di circa 2,4 milioni di euro complessivi.
A.M.
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