Il Cantiere Navale Vittoria in difficoltà finanziaria cerca protezione in tribunale
Avviate le pratiche per far fronte a una crisi finanziaria scaturita, secondo l’azienda, da caro materiali e ritardo sui pagamenti da parte di alcuni clienti
Cantiere Navale Vittoria di Adria (Rovigo) sta vivendo un momento di difficoltà finanziaria e a certificarlo è arrivata la richiesta al Tribunale competente di attivare le misure concordatarie protettive, in vista di un tentativo di definizione di risanamento.
A riferirlo è il Corriere del Veneto riportando come le linee di credito al cantiere da parte delle banche finanziatrici non siano state rinnovate, malgrado un portafoglio ordini da 114 milioni di euro e un magazzino da 38 milioni. Secondo il quotidiano, l’intenzione della società, fondata nel 1927 e tutt’oggi sotto il controllo della famiglia Duò, sarebbe quella di individuare un investitore cui cedere la maggioranza delle azioni. In questo progetto di ristrutturazione aizendale rientra anche l’uscita (annunciata a settembre) dal perimetro di Cantiere Navale Vittoria del marchio Vittoria Yachts che si occupa di costruire e commercializzare navi da diporto.
“Teniamo molto a raggiungere il secolo di storia del cantiere e personalmente ho come stella polare la garanzia della continuità occupazionale di tutti i lavoratori: i 75 dipendenti e i circa 300 indiretti verso i quali, va precisato, ogni singolo euro di retribuzione è stato fino ad oggi puntualmente versato. D’altro canto, dato ciò che rappresenta il nostro nome nella cantieristica nazionale in particolare per le forniture militari, tutti i potenziali partner della short list che abbiamo hanno espresso l’auspicio che in azienda possano rimanere management e figure apicali della nostra famiglia” ha dichiarato al Corriere il presidente Paolo Duò. La short list sarebbe composta solo da operatori italiani e l’obiettivo sarebbe concludere una due diligence entro dicembre (nelle scorse settimane fra i soggetti approcciati era emerso anche il nome di Fincantieri).
Ma come si è giunti a questo, vista anche la piena operatività del cantiere e ordini di tutto rispetto come un’imbarcazione per la Guardia Costiera, da realizzare in cordata (49% contro 51%) proprio con Fincantieri, per 80 milioni e con l’opzione di altri due esemplari? “Durante la pandemia – si legge nella relazione al bilancio 2022 – si è verificato un rallentamento della produzione a causa dei ritardi nelle forniture. Il conflitto russo-ucraino ha provocato un improvviso incremento dei costi dei materiali, in particolare l’acciaio, che non si è riusciti a trasferire sui clienti”. E poi la produzione di nuove navi che “ha comportato una serie di costi inizialmente non del tutto previsti, connessi al raggiungimento degli standard e delle prestazioni pattuite con i clienti”. La spiegazione fornita ai fornitori per il mancato pagamento dei mesi scorsi, invece, faceva riferimento a “una certa temporanea tensione finanziaria che ha impedito di regolarizzare i pagamenti nei tempi previsti, con conseguenti dilazioni. Il tutto derivato da ritardi sui pagamenti delle commesse da parte di alcuni clienti”.
Il risultato è stato una perdita di 10,3 milioni nel 2022 che fa seguito a una di 5,2 del 2021, a fronte di ricavi 2022 per 99,6 milioni e di 63,8 del 2021. Una situazione di difficoltà a cui l’azienda, come si legge nella relazione sulla gestione 2022, approvata il 19 settembre in assemblea dei soci, ha reagito inserendo un manager per la riorganizzazione e studiando un piano di rilancio con Kpmg, in primis per fronteggiare la crisi del credito. “Chi più chi meno – ha dichiarato l’a.d. Lucio Simonato – i molti interlocutori cercati nei momenti più difficili degli ultimi anni ci hanno rifiutato l’estensione delle linee di credito. Adesso abbiamo chiesto uno stand still. Una soluzione sarà trovata in tempi rapidi”.
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