All’asta per demolizione la nave Aviere della Marina Militare
Il Ministero della Difesa avvia una procedura con una base di 549.410 euro, riservata ai cantieri di paesi Ocse inseriti nella lista degli impianti approvati dalla Commissione Europea
La direzione Navarm del ministero della Difesa ha pubblicato un bando col quale ha indetto una asta pubblica, con il metodo delle offerte segrete al rialzo (su una base di 549.410 euro), per la vendita a scopo demolizione dell’Aviere, pattugliatore navale fuori servizio dal 2019, attualmente ormeggiato nell’arsenale militare di Taranto sotto la custodia del Comando Interregionale Marittimo Sud.
Impostato nel 1982 nello stabilimento Cnr di Ancona (all’epoca sotto il controllo di Fincantieri), trasferito poi a Riva Trigoso, l’Aviere venne varato nel 1984 per essere destinato all’Iraq, dove però non arrivò mai a causa dell’embargo in vigore prima per il conflitto che aveva contrapposto il paese all’Iran, poi a causa della guerra del Golfo. Dopo alcuni lavori per adeguarlo agli standard Nato, il mezzo venne invece consegnato alla Marina Militare nel 1995, fino a essere appunto ritirato dal servizio nell’ottobre del 2019 e radiato nel giugno del 2020.
Per l’unità – con lunghezza fuori tutto di 113,7 metri, pescaggio di 3,7 e dislocamento ‘di progetto’ di 2.040 tonnellate – si legge nella documentazione disponibile pubblicata dalla Navarm, sussiste l’”obbligo di demolizione in conformità tecnica al Reg. EU 1257/2013″. A poter concorrere all’asta saranno quindi gli stabilimenti di paesi Ocse iscritti nell’elenco Ue degli impianti di riciclaggio di navi a norma. Sul mezzo, ormai allo stato di “galleggiante”, sono già state completate sia le attività di predisposizione al riciclaggio (ovvero la redazione dell’inventario materiali pericolosi, bonifiche da idrocarburi di depositi e sentine, lavori di bacino per messa in conservazione), sia gli adempimenti preliminari per l’alienazione (demilitarizzazione e rimozione elementi radiogeni), ha chiarito la Navarm.
Come noto in Italia l’unico cantiere con le carte in regola per partecipare alla procedura è il genovese San Giorgio del Porto, che però in passato, tramite il suo vertice Ferdinando Garrè, aveva sottolineato quanto fosse difficile reggere la competizione con gli stabilimenti turchi, sia per via del costo inferiore della manodopera sia perché “la gestione e lo smaltimento dei rifiuti è più complicata e costosa che altrove”. Proprio i cantieri dell’area di Aliaga sono stati pertanto spesso la destinazione finale di molte navi italiane, anche militari, tra cui l’ex incrociatore Vittorio Veneto, così come varie unità rimaste per anni ormeggiate ad Augusta.
F.M.
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