Il Cber scadrà il 25 aprile ma Maersk rassicura i caricatori
Le associazioni Wsc e Asa evidenziano i rischi della scelta europea sul mancato prolungamento delle alleanze operative fra i vettori marittimi
La Commissione Europea ha recentemente annunciato che non prolungherà oltre l’attuale scadenza il regolamento di esenzione per categoria dei consorzi (Cber); di conseguenza dal 24 aprile 2024, i vettori che operano congiuntamente da o verso l’Ue, per essere in regola, dovranno valutare la compatibilità dei loro accordi operativi con le norme generali del diritto della concorrenza dell’Ue.
Maersk, in un comunicato diretto ai suoi clienti e pubblicato sul suo sito, informa che attualmente il regolamento in vigore esonera gli accordi operativi tra le compagnie di linea che coprono quote di mercato inferiori al 30% dall’essere sottoposti ad una valutazione ai sensi delle normative antitrust generali dell’Ue, e che l’esenzione – non rinnovata – scadrà il prossimo 25 aprile. Nessun cambiamento – sottolinea poi – ci sarà per gli accordi che prevedono una copertura al di sopra della soglia del 30%, poiché sono già attualmente soggetti a questa valutazione valutazione.
In sostanza il Cber consente ai vettori con una quota di mercato minore (meno del 30% combinato) di cooperare nell’ambito di accordi operativi come accordi di condivisione delle navi per la fornitura di servizi congiunti di trasporto merci senza dover effettuare una specifica valutazione del diritto della concorrenza a condizione che sono state soddisfatte determinate condizioni.
“Tutti gli accordi operativi di Maersk che coprono il mercato europeo e gli scambi commerciali europei attualmente nell’ambito di applicazione del Cber saranno sottoposti a una valutazione di conformità in linea con le norme del diritto della concorrenza dell’Ue (prima dell’aprile 2024). Prevediamo che tali valutazioni confermeranno la continuazione di tali accordi operativi oltre la scadenza del Cber.” aggiunge Maersk nella nota (ndr – riferendosi ai servizi che opera in collaborazione con la Msc attraverso l’alleanza 2M che cesserà a inizio 2025).
Secondo la compagnia danese non sono attesi cambiamenti associati al Cber che possano avere un impatto sui movimenti della catena di fornitura dopo il 25 aprile prossimo e: “Se dovessimo vedere un cambiamento in questo, ci assicureremo di informarti” conclude Maersk, rassicurando i clienti che in ogni caso la sua informazione sarà tempestiva.
Fin qui la comunicazione della compagnia danese. Ma, come scrive oggi Port News, la decisione della Ue – che ha ritenuto di non rinnovare la Cber a seguito del mutamento dell’assetto del mercato e della scarsa applicazione della misura (solo 13 consorzi ne hanno beneficiato su 43) – ha trovato il dissenso delle due associazioni World Shipping Council (Wsc) e Asian Shipowners’ Association (Asa) che invece sostengono che il Regolamento fornisce certezza giuridica e garantisce efficienze operative costanti a vantaggio degli operatori, dei loro clienti e dei consumatori del Regno Unito e inoltre fornisce un vantaggio nella lotta al cambiamento climatico per il migliore utilizzo delle flotte.
Le compagnie di navigazione – secondo il periodico Lloyd’s List – temono soprattutto che la decisione eventuale del Regno Unito di porre fine all’esenzione per categoria possa avere come conseguenza quella di influenzare altri hub marittimi – come Singapore e Hong Kong, che mantengono esenzioni simili, – che dunque potrebbero dubitare sull’opportunità di stipulare nuovi accordi operativi e persino ritirarsi dai consorzi esistenti che operano da e verso il Regno Unito determinando così la riduzione della frequenza dei servizi e dei porti serviti.
In altre parole il rischio è la riduzione per i consumatori del Regno Unito delle possibilità di scegliere tra più operatori e offerte di trasporto marittimo, e il conseguente aggravio dei costi operativi (dato dalla minore competizione fra i vettori).
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