La Gemma di Acciaierie d’Italia è da inizio anno alla fonda a Singapore “a fare le cozze”
Pagata oltre 60 milioni di dollari nel 2012 dai Riva potrebbe fruttare milioni se fosse stata venduta o noleggiata a terzi e invece si trova ferma e inattiva in Asia producendo solo costi
Nelle ore in cui dovrebbe scadere la sospensiva concessa dal Tar della Lombardia al provvedimento che autorizzerebbe Snam a interrompere, per morosità, l’erogazione della fornitura di gas ad Acciaierie d’Italia, con conseguente fermo delle attività per gli stabilimenti siderurgici in giro per l’Italia, dalle società del gruppo che si occupano di trasporto marittimo arrivano notizie altrettanto preoccupanti.
Al caso dei marittimi impiegati a bordo delle chiatte appena sollevato dalle segreterie provinciali di Genova e Taranto di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, si aggiunge ora una segnalazione giunta a SHIPPING ITALY, e molto facilmente verificabile, secondo cui l’ammiraglia della flotta di AdI Servizi Marittimi (la società armatoriale del gruppo, proprietaria di navi, chiatte e spintori) è da quasi un anno ferma inattiva al largo del porto di Singapore.
Si chiama Gemma ed è un’enorme bulk carrier da 313.000 tonnellate di portata lorda costruita dal cantiere cinese Dalian Shipbuilding Industry Corp e consegnata nel 2012 agli allori proprietari dell’ex Ilva, ovvero la famiglia Riva, che attraverso Ilva Servizi Marittimi la pagarono oltre 60 milioni di dollari. Nel terzo trimestre del 2021, complice un mercato del trasporto marittimo di rinfuse secche particolarmente ricco e con noli altissimi, Acciaierie d’Italia avrebbe potuto venderla quasi allo stesso prezzo (secondo vesselsValue il suo valore era di 55 milioni di dollari).
Salvo qualche scalo spot nel porto di taranto non ha invece qusi mai operato per l’Ilva ed è stata spesso noleggiata a terzi per il trasporto di minerali di ferro dal Sud America all’Asia.
La sua completa inattività, causata probabilmente dalle criticità finanziarie con cui Acciaierie d’Italia è alle prese da tempo, rappresenta un enorme spreco di denaro (pubblico) perchè, invece che garantire un reddito costante se venisse cedute temporaneamente (a noleggio) o definitivamente a terzi consentirebbe all’ex Ilva di incassare decine di milioni di dollari. “Invece rimane ferma a Singapore a fare le cozze sullo scafo” commenta ironicamente un addetto ai lavori che chiede per ovvi motivi di rimanere anonimo.
Oltre alla ‘non gestione’ da parte del suo proprietario della nave ammiraglia Gemma, altre decine di milioni di dollari costano ogni anno ad Acciaierie d’Italia i ritardi (controstallie) che l’acciaieria di Taranto si trova a dover pagare per la sosta in rada delle navi con il carico a bordo e destinato al porto pugliese. Mancanza di credito sommato a criticità operative innescano un circolo vizioso che sta creando enormei inefficienza nella logistica marittima del gruppo e costando caro all’azienda.
Le ultime criticità segnalate dai sindacati dei lavoratori marittimi a propsoito delle tabelle d’armamento sulle chiatte del gruppo rappresentano l’emblema e l’ultimo capitolo in ordine di tempo di un gruppo che, anche in qualità di soggetto armatore e noleggiatore di navi, sta progressivamente perdendo il suo storivo ruolo di rilievo e la sua market share sul mercato dello shipping internazionale.