Cassoni, pennello e Aiello: il cantiere della nuova diga di Genova procede
Via libera definitivo al trasferimento a Vado del sito di produzione. Affidato uno studio per modificare il progetto e nominato il Collegio consultivo tecnico, presieduto da una vecchia conoscenza del porto
Dopo l’ok in sede di assoggettabilità alla Valutazione di impatto ambientale (Via), il progetto dell’Autorità di sistema portuale di Genova di spostare a Vado Ligure la sede del sito di realizzazione di buona parte dei cassoni della nuova diga di Genova ha compiuto l’ultimo step.
Si tratta dell’autorizzazione regionale all’immersione in mare, relativa al fatto che il pennello in testata della piattaforma Apm di Vado su cui avverranno le lavorazioni sarà a sua volta realizzato ex novo usando 1 cassone esistente e da 4 di nuova produzione, realizzati da Fincosit, che, parte del consorzio Pergenova Breakwater, sta realizzando anche la nuova diga di Vado (non è stato chiarito come lo spostamento del cantiere genovese impatterà su tale opera).
Lo ha spiegato una nota dell’Adsp genovese: “Si è conclusa oggi la Conferenza dei Servizi che autorizza la realizzazione nel porto di Vado Ligure, presso la testata della piattaforma multipurpose, delle opere temporanee propedeutiche alla costruzione dell’impianto di prefabbricazione dei cassoni per la Nuova Diga foranea di Genova. La chiusura della Conferenza dei Servizi, avvenuta a seguito dell’ultimo parere favorevole acquisito (ex art 109 Dlgs 152/2006) che riguarda in particolare la fattibilità ed efficacia dell’intervento, nonché la salvaguardia delle acque e degli habitat marini, consente quindi l’avvio delle attività che nella prima fase riguarderanno la cantierizzazione di 5 cassoni di altezza massima di 22 metri come opera temporanea di protezione dell’impianto di prefabbricazione dei cassoni della diga di Genova per consentire le lavorazioni in sicurezza, al riparo dal moto ondoso”.
Per realizzare il pennello ci vorranno 4 mesi e mezzo, sicché la produzione dei cassoni della diga genovese comincerà a marzo 2024 invece che lo scorso settembre, come prevedeva il cronoprogramma. Il ritardo sarà recuperato secondo Adsp con l’accelerazione della produzione.
A proposito di pennello, intanto, l’Adsp ha affidato “la redazione di uno studio finalizzato alla valutazione dell’agitazione ondosa residua in banchina derivante dallo spostamento a levante del pennello costituente la sezione T5 della nuova diga foranea, spostamento che consentirebbe di ottimizzare la posizione del cerchio di evoluzione rispetto a quanto attualmente previsto, consentendo maggiore flessibilità al futuro sviluppo portuale”.
La figura spiega bene di cosa si tratta. Lo studio è stato affidato ad Acquatecno, che, oltre a partecipare alla cordata seconda classificata per la gara della direzione lavori e per questo protagonista di lungo contenzioso con l’Adsp, è parte della compagine aggiudicataria della redazione del nuovo Piano regolatore portuale nonché autrice dello studio che ha portato all’accorciamento del disegno della nuova diga, con taglio di 4 dei 97 cassoni inizialmente previsti.
In tema del maggior appalto portuale in essere in Italia, infine, da registrare come nelle scorse settimane, quando il presidente dell’Adsp e commissario dell’opera era ancora Paolo Emilio Signorini, si sia proceduto alla nomina del Collegio Consultivo Tecnico, l’organo introdotto dalle norme Pnrr (e poi introiettato nel nuovo codice degli appalti) cui sono demandate le funzioni di una sorta di collegio arbitrale in caso di contrasti fra stazione appaltante e appaltatore.
Trattandosi di opera complessa il collegio (nominato a prescindere dal sorgere di contenziosi) sarà composto da cinque membri, con compensi compresi fra i cinquecentomila e il milione di euro cadauno. L’appaltatore ha nominato il giurista Fabrizio Pollari Maglietta e l’ingegnere Salvatore Miliziano, mentre l’Adsp ha scelto come esperto tecnico il professor Quintilio Napoleoni e il professore e avvocato Fabio Francario per il fronte legale.
A presiedere il collegio sarà Giacomo Aiello, avvocato dello Stato ed ex capo di gabinetto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (quando Signorini vi lavorava con Maurizio Lupi ministro), nome noto a Genova per aver supervisionato il parere chiesto all’Avvocatura dall’Adsp di Signorini per consentire l’acquisizione da parte del gruppo Psa, già concessionario dell’omonimo terminal container di Pra’, della maggioranza delle quote di controllo del terminal Sech, quando ancora (era l’estate 2020) la legge impediva il cumulo di più concessioni nello stesso scalo.
Quanto a Napoleoni, recente il suo rapporto con Fincosit: nelle vesti di supporto del Rup, è stato infatti proprio Napoleoni a validare il set di prove proposto dalla società per testare la tenuta statica e idraulica della nuova vasca di colmata del porto di Taranto.
A.M.
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