Il Governo ci ripensa, niente soldi per l’eolico offshore a Taranto e Augusta
Cancellati dalla versione definitiva del Decreto Energia i 420 milioni di euro inizialmente stanziati per lo sviluppo delle due piattaforme cantieristiche. Spinta ai rigassificatori di Gioia Tauro e Porto Empedocle
Il testo è cambiato radicalmente – anche per correggere le forzature amministrative della prima versione – ma la differenza principale è una: i fondi pubblici stanziati allo scopo, 420 milioni di euro, non sono più previsti.
Stiamo parlando del Decreto energia, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, e in particolare delle “misure per lo sviluppo della filiera relativa agli impianti eolici galleggianti in mare”. Come si ricorderà, la bozza che circolava un mese fa prevedeva lo stanziamento di 420 milioni di euro, a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione e da assegnare al Ministero dell’Ambiente con una delibera Cipess – Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile.
Ora invece, stando alla bozza entrata in Consiglio, soltanto fra qualche mese un apposito decreto del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti stabilirà “le modalità di finanziamento degli interventi individuati, nell’ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente”.
Gli interventi in questione sono descritti nei primi commi dell’articolo 8 del Decreto. In particolare, per sviluppare il “settore della progettazione, della produzione e dell’assemblaggio di piattaforme galleggianti e delle relative infrastrutture elettriche per la produzione di energia eolica in mare, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica pubblica un avviso volto alla acquisizione di manifestazioni di interesse per la individuazione, in due porti del Mezzogiorno rientranti nelle Autorità di sistema portuale (…), di aree demaniali marittime con relativi specchi acquei esterni alle difese foranee (…), destinate, nel rispetto degli strumenti di pianificazione in ambito portuale, alla realizzazione di infrastrutture idonee a garantire lo sviluppo degli investimenti del settore della cantieristica navale per la produzione, l’assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti e delle relative infrastrutture elettriche”.
L’identikit di Taranto e Augusta resta valido, ma saranno le Adsp a dover manifestare interesse, potendo farlo “anche in relazione ad aree già oggetto di concessione, previo accordo con il concessionario”. Dopodiché entro quattro mesi Mase e Mit, sentiti il Ministro della difesa, il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare e le Regioni territorialmente competenti, provvederanno al decreto di cui sopra, individuando “le aree demaniali marittime”, gli “gli interventi infrastrutturali da effettuare nelle suddette aree” e le “modalità di finanziamento”.
Totalmente stralciato il comma che tracciava un identikit del beneficiario dei fondi della prima versione, lasciando pochi dubbi che potesse non trattarsi di Fincantieri (che sarebbe interessata alla partita insieme a Saipem, Acciaierie d’Italia, Renantis, Renexia, e Cdp).
Nel provvedimento, inoltre, una misura pensata per favorire la realizzazione dei rigassificatori di Porto Empedocle e Gioia Tauro: “In considerazione della necessità di incrementare la flessibilità delle fonti di approvvigionamento del gas naturale e delle esigenze di sicurezza energetica nazionale, costituiscono interventi strategici di pubblica utilità, indifferibili e urgenti le opere finalizzate alla costruzione e all’esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto on-shore, nonché le connesse infrastrutture, per le quali, alla data di entrata in vigore della presente disposizione, sia stato rilasciato il provvedimento di autorizzazione”.
A.M.
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