Nel rinnovo del Ccnl porti emerge una frattura datoriale sul contratto a intermittenza
Legora De Feo, presidente di Fise Uniport, getta acqua sul fuoco innescato dalla proposta di aprire all’istituto negli scali con art.17 inesistente o carente, ma la tensione con Assiterminal e Assoporti sale
Che il rinnovo del contratto nazionale dei porti non sarebbe stato una passeggiata di salute è risultato evidente fin da quando le organizzazioni hanno presentato la loro ambiziosa piattaforma rivendicativa, caratterizzata dall’obiettivo dell’incremento del 18% del Tec (trattamento economico complessivo).
Un target che ha notoriamente scosso la controparte. Ma il clima sul fronte datoriale si è ulteriormente infiammato negli ultimi giorni a valle della presentazione alle organizzazioni sindacali, giovedì scorso, delle proposte normative ed economiche. Qui le versioni divergono, perché, premesso che ogni sigla (Assiterminal, Assologistica, Assoporti, Fise Uniport e Ancip) ha fatto un’autonoma presentazione, c’è chi sostiene che ognuna di esse fosse a conoscenza, tacitamente avallandole, delle richieste dell’altra e chi, invece, sottolinea l’inedita circostanza di essere arrivati all’incontro senza una proposta unitaria e, quindi, in scontato contrasto su alcuni degli aspetti poi esplicitati ai sindacati.
Stabilire chi abbia ragione è impossibile e a questo punto irrilevante, perché – mentre dal sindacato non filtrava nulla, al netto di una nota ai lavoratori in cui si riferiva genericamente di “alcune proposte respinte perché giudicate irricevibili e oltremodo dannose” – a lanciare la pietra nello stagno è stato ieri il presidente di Assiterminal che durante un convegno, come riportato da Il Secolo Xix, ha stigmatizzato duramente la volontà di Fise Uniport di inserire la possibilità di contratti a intermittenza (istituto oggi non previsto, ancorché già sperimentato, previo accordo sindacale, a Gioia Tauro): “Proposta maldestra di chi vuole modificare la legge, usando il contratto come grimaldello”. Il riferimento è all’impatto che una simile novità avrebbe sugli assetti esistenti, in particolare col probabile declassamento, di fatto, del ruolo degli articoli 17.
Nell’inusuale scenario di una peculiarità cardine del lavoro portuale rivendicata dalla principale delle controparti, con un sindacato guardingo e Assologistica silente, a rincarare la dose, durante un altro convegno organizzato dal quotidiano genovese, sono stati il presidente di Assoporti Rodolfo Giampieri – “Non si possono creare situazioni a svantaggio dei lavoratori” – e il presidente dell’Autorità portuale di La Spezia, Mario Sommariva: “Inaccettabile, si rischia di aprire situazioni di conflitto”.
E come in ogni spaccatura che si rispetti, anche nel fronte datoriale, alla vigilia del secondo incontro con le organizzazioni sindacali ha provato oggi la via della ricomposizione il presidente di Uniport, Pasquale Legora De Feo: “Uniport non ha mai messo in discussione l’attuale sistema organizzativo del lavoro portuale, combinazione tra art. 18 e art 17 della legge 84/94. La volontà resta quella di evidenziare al sindacato che in alcune realtà portuali mancano gli strumenti di flessibilità concessi dalla normativa in vigore e che bisogna pensare di colmare questo vuoto. Sì richiamava come esempio il ricorso al contratto a intermittenza, che in altri comparti è stato preso fortemente in considerazione dalle organizzazioni sindacali. Approfondimento che di certo ripeteremo nelle prossime sedute a partire da quella di domani”.
Nessun conflitto con le altre sigle datoriali, ha confermato Legora, “tanto più che sul tavolo oltre al contratto ci sono molti altri temi spinosi, dalla necessaria e condivisa attuazione del fondo prepensionamenti, alla questione canoni demaniali, dalla firma dell’84/94 all’Ets”.
Il ramoscello d’ulivo, tuttavia, resta a mezza strada: “Se però a qualcun altro fa comodo rompere il fronte datoriale o artatamente alterare le trattative in corso nascondendosi dietro il nome della Uniport, che esca allo scoperto, perché questo non possiamo permetterlo”.
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