Lavoratori portuali in agitazione a Taranto
Saltata la creazione di un articolo 17 controllato dall’Adsp, va a vuoto il primo tentativo di prorogare l’Agenzia che mantiene da 7 anni 338 lavoratori ex Tct mai ricollocati. Si attendono nuovi tentativi politici
La situazione dei 338 ex dipendenti di Taranto Container Terminal comincia a preoccupare anche le segreterie locali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, che hanno proclamato lo stato di agitazione e un sit-in sotto la Prefettura per protestare contro il “mancato sviluppo dei traffici e del rispetto degli impegni assunti in materia occupazionale e in materia di sicurezza”.
Dopo che l’ex concessionario del Molo Polisettoriale rinunciò al terminal lasciando a casa mezzo migliaio di lavoratori sfruttando la mancata realizzazione dei dragaggi dei fondali da parte della locale Autorità portuale, gli addetti diretti confluirono nella Taranto Port Workers Agency (Tpwa) creata ad hoc dall’ente e beneficiaria da 7 anni e fino a marzo 2024 di fondi statali per il pagamento dell’Ima (indennità di mancato avviamento) agli iscritti.
Solo una parte finora è stata riassunta dal nuovo concessionario San Cataldo Container Terminal (Yilport), anch’esso in attesa dei dragaggi, sì che il grosso dei lavoratori è rimasto finora ad aspettare la ricollocazione da parte della Tpwa, senza particolari rimostranze delle organizzazioni sindacali, convinte dalle reiterate promesse di riportare lo scalo ai volumi di traffico di dieci anni fa.
In vista del difficile ottenimento dell’ennesima proroga nei mesi scorsi l’Adsp, confidando sul fatto che i nuovi insediamenti produttivi attesi con l’istituzione della Zona economica speciale dovrebbero generare nuovi posti di lavoro, ha invece tentato la strada del trasferimento di almeno un centinaio di quei lavoratori in una nuova società di fornitura di manodopera temporanea ex art.17 della legge portuale. Una soluzione che prevedrebbe l’applicazione dell’indennità di mancato avviamento erogata dall’Inps in caso di inattività ma dove gli organici devono essere giustificati dall’esistenza di un traffico che a Taranto ad oggi non c’è. Per queste e altre ragioni il progetto è stato recentemente bocciato tanto dalla Corte dei Conti quanto dall’Antitrust.
Così nei giorni scorsi si è tentata l’estrema ratio dell’emendamento parlamentare, con una modifica (altri due anni di proroga a 8,8 milioni di euro l’anno in capo allo Stato) presentata dall’onorevole di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo, al decreto Anticipi (che contiene misure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili). Il tentativo è andato a vuoto, col ritiro forzato dell’emendamento da parte di Zullo.
Uno spiraglio tuttavia è stato aperto con la trasformazione in un ordine del giorno che impegna il Governo a “prevedere che il periodo di istituzione dell’Agenzia per la somministrazione del lavoro in porto e per la riqualificazione professionale sia prorogato, da settantotto mesi a novantadue mesi e, pertanto, a disporre una dotazione finanziaria di 8.800.000 euro per ciascuno degli anni 2022, 2023, 2024 e 2025”.
Da capire se ci sia e quale sia il margine per inserire questa proroga nella Legge di Bilancio o in altri provvedimenti in gestazione nelle prossime settimane.
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