Gli impegni di Confindustria per l’economia del mare: competitività dei porti, Art e definizione di una politica industriale
Il vice presidente di Confindustria con delega alla Economia del Mare ha anche espresso apprezzamento per il Piano Mare del Governo
“Rivalutazione” delle competenze dell’Art, aumento della competitività dei porti, definizione di una politica industriale (con diverse misure di sostegno che accompagnino la transizione del settore verso la sostenibilità del trasporto via mare). Sono questi gli “impegni per il futuro” dichiarati da Pasquale Lorusso nel corso dell’evento “Oltre l’orizzonte: prospettive di una nuova politica industriale per il mare” che si è svolto ieri a Roma.
Il vice presidente di Confindustria con delega alla Economia del Mare ha innanzitutto evidenziato la sua soddisfazione per il fatto che nel Piano Mare varato dal governo Meloni (e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 23 ottobre) siano state riprese alcune delle linee strategiche di intervento per il settore definite dalla stessa confederazione nel suo Progetto Mare, avviato nel maggio dello scorso anno. Quattro in particolare sono i traguardi che Confidustria evidenzia siano stati raggiunti con il piano: l’istituzione di una responsabilità politico istituzionale dedicata all’economia del mare (ottenuta tramite il riconoscimento di specifiche competenze sul mare in capo al Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare e poi con l’istituzione del Cipom); l’elaborazione di una normativa sui dragaggi, con lo scopo di facilitare l’utilizzo dei sedimenti per la realizzazione di infrastrutture, ora “in fase di finalizzazione”; una corretta e omogenea interpretazione della normativa dell’aggiornamento dei canoni demaniali marittimi, integrata nel Dl Asset. Lorusso ha anche poi espresso apprezzamento per il modello di sviluppo individuato per la Zes Unica del Mezzogiorno, definito come idoneo.
Passando invece agli ambiti d’azione per il futuro in ambito mare, il vicepresidente di Confindustria ha citato in primis la definizione di una nuova politica industriale per l’economia del mare, che secondo la confederazione dovrà includere in primis la condivisione in sede Imo della normativa ambientale europea sul trasporto marittimo “per armonizzare le politiche e non pregiudicare la competitività del sistema Ue”, ma anche la realizzazione di infrastrutture di stoccaggio e distribuzione di Gnl per il trasporto marittimo e un piano operativo anche per l’idrogeno. Infine la richiesta è anche per diverse misure di sostegno, ad esempio per l’ammodernamento del naviglio nazionale; per le flotte pubbliche e del trasporto pubblico locale e regionale; a favore dell’industria cantieristica con lo scopo di promuovere la transizione energetica e digitale del trasporto marittimo; per la promozione dell’uso dei combustibili liquidi decarbonizzati nelle flotte esistenti, per la creazione di nuovi fondi per il finanziamento di investimenti in R&S&I per promuovere la capacità tecnologica.
Per l’associazione (che auspica una partecipa partecipazione “ampia ed effettiva” degli stakeholder alla discussione sulla riforma portuale) è necessario inoltre promuovere la competitività degli scali nazionali, non solo tramite semplificazioni amministrative, procedurali e di controllo, ma anche garantendone l’operatività h24, sviluppando retroportualità e connessioni (stradali e ferroviarie), tramite il cold ironing e lo sviluppo delle comunità energetiche portuali.
Ultimo tema al centro delle richieste di Confindustria è una “rivalutazione chiara” del ruolo di Art (Autorità di regolazione dei trasporti), non solo in relazione al contributo dovuto per il suo funzionamento ma anche perché, spiega, “sono diversi gli ambiti” in cui questo “si sovrappone di fatto a quello del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per le competenze marittime portuali e in modo rilevante sull’attività e autonomia delle Autorità portuali”.
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