Una circolare del Mit prova a chiarire il “salva – canoni portuali”
L’aggiornamento si applica solo alla quota calcolata sulle misure unitarie. Previsti ristori per chi avesse già pagato il rincaro 2023 addebitato col vecchio metodo
Come scritto da SHIPPING ITALY, l’intervento con cui il Governo due mesi fa provò a sterilizzare l’aumento dei canoni concessori dovuti alle Autorità di sistema portuale risultante dall’applicazione degli indici Istat sull’inflazione, creò una serie di dubbi che ora il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti prova a dipanare.
Il direttore generale per la vigilanza sulle autorità di sistema portuale, il trasporto marittimo e per vie d’acqua interne Patrizia Scarchilli, infatti, ha inviato ad Assiterminal, Assocostieri, Assologistica, Fise Uniport e Assoporti una sorta di parere esplicativo (lo trovate qui), in cui spiega come in sostanza la norma nel Dl Asset distinse fra concessioni rilasciate prima o dopo l’emanazione del regolamento concessioni, specificando che nel primo caso l’aggiornamento si applicherebbe (come auspicato dai concessionari) alla sola “misura minima” stabilita a mq dal combinato delle leggi citate del 1989 e del 1993 (aggiornata negli anni).
Risolto anche il dubbio sull’applicazione del correttivo già partire dal 2023 o dal 2024: “Trattandosi, infine, di norma chiarificatrice delle modalità applicative dell’aggiornamento del canone demaniale marittimo essa non presenta alcun carattere innovativo anche con riferimento alla decorrenza della sua applicazione per l’anno 2023”.
Per i casi in cui i concedenti avessero già riscosso i canoni aggiornati secondo la ‘vecchia’ metodologia, secondo Scarchilli è piana la possibilità di compensazione con i pagamenti dei canoni futuri: “Si precisa inoltre che eventuali somme eccedenti quanto dovuto e già versate dai concessionari potranno essere detratte dai pagamenti dei canoni per le annualità successive all’anno 2023”.
A.M.
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