“Servono visione e coraggio per sfruttare le opportunità che si stanno creando”
Per Giampieri (Assoporti) il 2023 ha fatto registrare cali generalizzati per quanto riguarda la movimentazione delle merci che, con una situazione di riduzione sostanziale dei consumi, è destinata a proseguire senza interventi strutturali a favore dei consumatori
Contributo a cura di Rodolfo Giampieri *
* presidente Assoporti
Andamento porti italiani. Vorrei aprire il mio discorso ricordando che quando si parla di mare di portualità vuol dire anche parlare di economia reale. Significa vedere anche i visi delle lavoratrici e dei lavoratori, vedere le attrezzature, le banchine. Per questo motivo è un argomento che va trattato con grande rispetto e attenzione.
Il Mediterraneo è tornato al centro delle rotte e, in quest’ottica, l’Italia diventa strategica, sia per destino geografico che per capacità di reazione. Per questo motivo, oggi serve più che mai visione e coraggio nelle scelte da effettuare per sfruttare le opportunità che si stanno creando. In questi anni ci siamo trovati di fronte a una realtà che probabilmente era stata sottovalutata – la delocalizzazione delle attività ha creato, nei momenti più intensi e difficili, problemi nell’approvvigionamento di alcune materie prime e ciò ha portato le imprese alla rivalutazione delle scelte commerciali precedenti, creando il fenomeno che chiamiamo near-shoring e re-shoring (preferisco dire; l’accorciamento della catena logistica).
La portualità italiana ha registrato un incremento dei traffici nel 2021, e nel 2022 sembrava stabilizzarsi. Purtroppo, il 2023 (caratterizzata da una nuova guerra Israele-Palestina) registra dei cali generalizzati per quanto riguarda la movimentazione delle merci che, con una situazione di riduzione sostanziale dei consumi, è destinata a proseguire senza interventi strutturali a favore dei consumatori. In questo contesto, e in generale quando parliamo di traffici dobbiamo iniziare a superare il concetto che soltanto i contenitori siano indici della rilevanza di un porto. I contenitori sono un segmento di traffico come lo sanno anche le merci ro-ro, le rinfuse e i passeggeri (traghetti e crociere). Proprio perché stiamo parlando di economia reale fatta da persone, attrezzature e servizi, dobbiamo orgogliosamente annoverare tutte le tipologie di traffico come essenziali e strategici per i nostri porti.
Sviluppi 2024 con cenni alla riforma:
Le infrastrutture. Gli investimenti a disposizione a favore della portualità li lasciamo alle generazioni future. In questo senso lavoriamo verso un futuro sostenibile e inclusivo. In questo senso ci auspichiamo di ritrovare, unitamente ad una attualizzazione del sistema dei porti, di poter affrontare le future sfide con una semplificazione robusta, razionale e intelligente. La semplificazione è necessaria per garantire l’apertura dei cantieri e realizzare le opere previste dalle diverse fonti di finanziamento.
La futura portualità. In questo contesto di trasformazione anche le AdSP dovranno adattarsi per garantire competitività. Appare chiaro che l’infrastruttura dovrebbe rimanere di natura pubblica, confermando come è nella consuetudine (con le concessioni demaniali marittime/l’investimento del privato). È anche importante mantenere i porti rilevanti sotto il profilo commerciale all’interno del novero delle Autorità evitando concorrenze interne al Paese che creano soltanto danno.
Le persone e il lavoro: Un Paese che vuole crescere deve decidere e non rinviare. Tutto questo significa molto lavoro. E la parola “lavoro” mi porta ad aprire uno dei temi a me più cari, l’importanza che ha l’attività lavorativa, e il valore dell’occupazione stabile. L’ho detto in premessa, i porti sono stati e sono sempre operativi grazie alle lavoratrici e ai lavoratori.
E, se vogliamo essere protagonisti del nuovo mondo, che coinvolge anche tutte le lavoratrici e i lavoratori, dobbiamo partecipare ai processi di rinnovamento. Un rinnovamento che passa dalla transizione ecologica e digitale, ma non solo. E, sempre più, con l’innovazione digitale e tecnologica ci troviamo di fronte a professioni, quelle del lavoro portuale e della logistica avanzata, di altissimo livello che si aprono con decisione all’impiego di giovani e alla parità di genere. Questa trasformazione dovrà affacciarsi all’abbattimento delle disuguaglianze proprio per la sua vocazione tecnologica che deve essere gestita e non subita.
Porti e territori. I porti sono trainanti nel cambiamento radicale cui assistiamo e nel contesto del rapporto con i territori (le città in cui si trovano) diventando quello intorno a cui ruota anche la transizione ecologica del nostro Paese. Una tendenza che ha trovato un’accelerazione, ovvero un “cambio di passo” volto a garantire rispetto dell’ambiente e una migliore vivibilità. Nell’agenda politica globale si è dunque nel tempo concretizzata l’idea che i traffici commerciali debbano diventare il più possibile fluidi, interconnessi e sostenibili, a vantaggio della salute umana e della salvaguardia ambientale -stiamo parlando di logistica moderna. Non ci sono dubbi che i fondi messi a disposizione e la trasformazione in atto rende i porti i perfetti traghettatori dello sviluppo sostenibile in tutte le sue accezioni.
E sul dialogo necessario nei e con i territori, vorrei ricordare che Porti e città, soprattutto nel contesto italiano, non possono che procedere insieme nella transizione ecologica e nello sviluppo. I porti sono nelle città (o forse con le città nei porti!) e questo è un dato che contraddistingue la nostra Nazione. Mai come adesso vi è la necessità di un forte dialogo con i territori, perché è impensabile che un porto possa svilupparsi in contrasto con le comunità circostanti e l’ecosistema portuale.
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