Weltra “può tornare a esercitare appieno la sua attività d’impresa”
La società di spedizioni genovese l’anno scorso era stata al centro di un’inchiesta relativa alla falsificazione di bollette doganali e altri documenti afferenti l’importazione e il transito di merci
La società di spedizioni Weltra trasporti internazionali, azienda con sede a Genova e uffici a Vicenza, ha fatto sapere a SHIPPING ITALY con una nota firmata dall’amministratore delegato Nicola Rebello che può tornare a operare a pieno regime dopo l’inchiesta della Guardia di Finanza che l’aveva vista coinvolta la scorsa primavera.
“Con grande soddisfazione – recita l’avviso di Weltra – comunichiamo che il ricorso del Pubblico Ministero avverso l’ordinanza con la quale il Tribunale del riesame ha sostituito la misura cautelare dell’interdizione dall’attività con quella meno grave della sospensione delle autorizzazioni doganali è stato rigettato dalla Corte di Cassazione. Essendo inoltre decorsi i 6 mesi di applicazione della più tenue misura cautelare relativa alla sospensione delle autorizzazioni doganali, anche quest’ultima è ad oggi cessata di efficacia. A questo punto Weltra trasporti internazionali S.p.A. non è gravata da alcuna misura cautelare e potrà quindi esercitare appieno la sua attività d’impresa”.
Ricapitolando i vari passaggi della vicenda, lo scorso maggio i finanzieri del Comando Provinciale di Genova, nell’ambito di indagini delegate dalla locale Procura della Repubblica, avevano messo i sigilli per 6 mesi a Weltra a seguito del provvedimento di interdizione emesso dal Gip e notificato anche alla Camera di Commercio Industria e Artigianato di Genova e all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Secondo l’accusa la società “da anni falsificava bollette doganali ed altri documenti afferenti l’importazione ed il transito di merci, al fine di addebitare spese indebite ai propri ignari clienti. Nei confronti della società, considerata motore di un sodalizio criminoso che ha perpetrato fatti di notevole gravità”, era stata applicata “l’interdizione dall’esercizio dell’attività d’impresa per responsabilità amministrativa delle persone giuridiche ex art. 24 ter in funzione del reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di molteplici illeciti, tra i quali, la truffa aggravata e ai danni dello stato, la falsificazione materiale e ideologica di svariati documenti doganali attraverso la sostituzione di codici in documenti ufficiali, l’apposizione di timbri e la creazione ad hoc di false bollette doganali di transito T1. Sono state altresì rinvenute dichiarazioni di clienti falsamente create dalla società di spedizioni. Agli ignari clienti che importavano dall’estero le merci venivano in tal modo addebitate delle spese per false visite e controlli doganali (sia documentali che tramite scanner). In oltre 1.600 importazioni di merci che dovevano essere sottoposte alla prevista verifica sanitaria, il sodalizio criminale, attestava falsamente in dogana attraverso un codice (presso i porti di Genova, Napoli, Salerno e Bari) che le merci in importazione ne erano esenti. Diversamente ai clienti veniva fatturata la prestazione resa per la falsa verifica sanitaria e venivano richiesti altresì le tasse da versare all’ufficio di Sanità Marittima del Ministero della Salute”.
A dire degli inquirenti “l’illecito modus operandi è stato, nel tempo, perfezionato dall’associazione per delinquere che, per evitare che i clienti scoprissero le false visite doganali, prima di consegnare il container a destino rimuoveva il sigillo originario apponendone uno posticcio”. Fino al mese di maggio 2023 era stato quantificato “un arricchimento della società di oltre 620.000 euro e, in seguito all’ammissione delle condotte illecite contestate, la società aveva in parte risarcito i clienti per un importo di circa 540.000 euro”.