Fondo della formazione portuale utilizzato per meno del 9%
I dieci mesi per l’emanazione del decreto attuativo e i paletti della norma hanno reso pressoché inservibili le risorse stanziate un anno fa (e ora girate sulle Agenzie del transhipment)
Se, inizialmente, aveva sorpreso, la decisione del Governo di foraggiare per altri tre mesi le agenzie create sette anni fa per ricollocare i lavoratori portuali del transhipment in crisi a Gioia Tauro, Cagliari e Taranto (con fortune quantomeno alterne, dato che sono ancora più di 600 gli iscritti) utilizzando il fondo per la formazione dei portuali è in realtà più che logica.
Nei giorni scorsi, infatti, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha contabilizzato i contributi erogati sulla base del fondo istituito con la finanziaria dello scorso anno ed è emerso che dei 3 milioni di euro a disposizione ne sono stati utilizzati meno di 250mila. La parte del leone l’ha fatta la Culmv, il fornitore ex articolo 17 del porto di Genova, che è riuscita ad ottenere oltre 202mila euro. I terminal genovesi ‘fratelli’ Psa Pra’ e Sech e la triestina Adriafer hanno incassato 10mila euro ciascuno, mentre il quadro è completato da contributi a Sermi, Compagnia Portuali di Piombino, Culp Pippo Rebagliati Savona, Shipping Mediteranean Sealog (Porto Torres), Servizi Portuali Integrati Venezia, Vtp – Venezia Terminal Passeggeri.
L’insuccesso dell’iniziativa è probabilmente da ricercarsi nel fatto che ci sono voluti 10 mesi abbondanti perché il Ministero dell’Istruzione e del Merito fissasse le modalità di attuazione, cui si aggiungono le limitazioni previste dalla norma, come la previsione di contributi per progetti già contabilizzati 2023 e non finanziati attraverso altri fondi pubblici e l’impossibilità di utilizzare le risorse per una persona più di una volta.
A.M.
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