Assonave replica a Confitarma: “No alla delocalizzazione dei fondi del decreto flotte”
L’Associazione non ha gradito la pressione degli armatori per rimuovere il vincolo geografico per l’accesso ai finanziamenti Pnrr-Pnc
Il recente attivismo del mondo armatoriale affinché il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti riveda i criteri di attribuzione dei fondi Pnrr del cosiddetto Decreto Flotte dopo il flop dell’anno scorso non piace all’industria navalmeccanica italiana.
Del resto da mesi Confitarma in primis chiede di poter ricevere i finanziamenti anche in caso di commesse affidate a cantieri extra Ue, mentre Assarmatori aveva tentato il coinvolgimento di Fincantieri in una azione di lobbying per la riscrittura della norma quanto meno in ordine agli aspetti relativi agli aiuti di Stato.
Ora con una nota Assonave, associazione dell’industria navalmeccanica italiana, pur “riconoscendo le limitazioni legate alle aliquote di incentivazione” del Decreto Flotte, “ha tuttavia recepito con sorpresa e non condivide le recenti richieste di una parte del mondo armatoriale di rimuovere il vincolo geografico per l’accesso ai finanziamenti. Assecondare tali richieste implicherebbe, innanzitutto, consentire un ulteriore depauperamento di un settore, tra i più virtuosi in Italia, già profondamente danneggiato da pratiche di concorrenza sleale in paesi terzi”.
“L’applicazione in paesi extraeuropei di sistemi di regolamentazione e di finanziamento non in linea con quelli europei ha infatti creato effetti distorsivi della concorrenza. Nel corso degli anni, tale pratica ha indotto condizioni di attrattività dei cantieri orientali nei confronti degli armatori europei ponendo seri rischi alla sicurezza e resilienza di una filiera fondamentale come la navalmeccanica, il cui peso si riverbera anche in ambito energia e difesa. Essenziale sostenerne il mantenimento e lo sviluppo della capacità produttiva soprattutto in segmenti imprescindibili per l’autonomia strategica, come ad esempio traghetti, difesa, energie rinnovabili offshore, trasporto energia, cabotaggio. Inoltre, la filiera europea è già in grado di soddisfare la domanda di mezzi navali in segmenti strategici, a differenza di quanto dichiarato. Ordini come quello, recente, di un traghetto totalmente Made in Italy conferma la capacità della filiera italiana di valorizzare le professionalità locali e la volontà di riportare la competitività in un comparto strategico, indebolitasi nel tempo” ha polemizzato Assonave.
Ma non è tutto: “Peraltro, è fondamentale che finanziamenti europei, frutto dello sforzo contributivo dei cittadini dei Paesi Membri, siano erogati per progetti volti a massimizzare il valore aggiunto europeo, ad accrescere l’occupazione e il know-how entro i confini comunitari, con ricadute economiche positive sul territorio. Infine, a livello europeo si rileva un crescente interesse per il tema della competitività dell’industria navalmeccanica, con segnali evidenti sia dal Parlamento che dal Consiglio. Ci attendiamo anche che la nuova Commissione Europea persegua il tema della strategicità della filiera, definendo politiche industriali che accorcino le catene di fornitura e che incentivino la costruzione in Europa di mezzi navali strategici”.
In conclusione un’offerta di collaborazione al mondo armatoriale: “Alla luce di tutto ciò, qualora la tempistica prevista dal Fondo Complementare al Pnrr lo consenta, si auspica una rimodulazione del provvedimento governativo di finanziamento al rinnovo della flotta, che supporti le prerogative dell’industria nazionale e che al tempo stesso consenta un effettivo utilizzo da parte degli armatori europei ovvero la previsione di un nuovo strumento di sostegno al settore della navalmeccanica. Auspichiamo un dialogo costruttivo con le associazioni armatoriali, offrendoci al tempo stesso come interlocutori del Governo nelle sedi che riterrà più opportune, al fine di concordare una strategia comune a tutela del settore marittimo e volta a massimizzare l’impatto positivo sull’economia italiana”.
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