Nessun addebito contabile per Di Majo e Macii a Civitavecchia
Insussistente, nel caso degli assegni ad personam, la colpa grave degli ex presidente e segretario generale dell’Adsp laziale, attivatisi anzi per metter fine alla pratica
Secondo la sezione giurisdizionale per la Regione Lazio della Corte dei Conti “l’elemento soggettivo della colpa grave, contestato dal requirente, non sussiste”.
Si chiude così senza addebiti anche per gli ultimi due imputati, l’ex presidente Francesco Maria Di Majo e l’ex segretario generale Roberta Macii, il caso degli assegni ad personam riconosciuti a partire dal 2007 ad alcuni dipendenti dell’Autorità portuale (oggi di Sistema Portuale) di Civitavecchia, sollevato quasi un anno fa dalla Procura della Corte dei Conti.
A proposito di Di Majo il collegio giudicante ha rilevato che “ha assunto l’incarico di Presidente dell’Autorità del Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale Porto di Civitavecchia, quando le attribuzioni ad personam ritenute dal requirente illegittime erano già in essere da tempo; perciò, anche una eventuale revoca delle stesse, che richiedeva comunque una adeguata istruttoria, avrebbe comportato, verosimilmente, un defatigante contenzioso, dall’esito oggettivamente incerto, in ogni caso, non rientrava nelle funzioni del presidente dell’ente un controllo specifico delle singole posizioni retributive del personale”.
Non solo perché era proprio su impulso di Di Majo che “le indagini erano avviate a seguito della nota inviata il 06.11.2019, con la quale era trasmessa alla Procura contabile la relazione della commissione ispettiva del 30.05.2019 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”. L’ex presidente inoltre “ha dato incarico con decreto n. 228 del 09.08.2019 al segretario generale -dott.ssa Macii- di procedere alla verifica della regolarità delle indennità e degli assegni ad personam percepiti dai dipendenti dell’Autorità portuale”.
Quest’ultima dal canto suo “aveva avviato fin dal 2018 un percorso di verifica del costo del personale ed una mappatura delle funzioni e delle posizioni organizzative all’interno delle diverse direzioni dell’ente sfociata in un provvedimento di macro-organizzazione cui ha fatto seguito una mappatura delle posizioni retributive dalla quale far derivare una revisione degli emolumenti”. In sintesi, ha concluso la Corte, “entrambi i convenuti hanno posto in essere un contegno attivo che non si reputa possa integrare un’ipotesi di colpa grave”, da cui la reiezione della domanda risarcitoria formulata dalla Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio.
“Con non poca soddisfazione prendiamo atto che la Corte entrando nel merito della vicenda e superando anche la questione riguardante l’intervenuta prescrizione, ha affermato l’assoluta legittimità del comportamento del mio assistito che è stato sempre improntato alla totale trasparenza e volto alla più ampia tutela degli interessi pubblici ed in particolare dell’Autorità Portuale” ha commentato Giuseppe Lepore, avvocato di Di Majo.
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