“La crisi del Mar Rosso responsabile dell’aumento della pirateria somala”
Analizzate dagli esperti le cause che avrebbero fatto tornare a crescere gli attacchi dei pirati somali, che in realtà non erano diminuiti, ma avevano solo orientato l’obiettivo verso traffici illeciti, quindi non denunciati
L’attività della pirateria somala, recentemente aumentata in termini di attacchi alle navi rispetto al decennio precedente, potrebbe aver ripreso forza dalla crisi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden.
A sostenere questa tesi è l’Eunavfor – la missione diplomatico-militare dell’Unione europea di prevenzione e repressione della pirateria marittima lungo le coste degli stati del Corno d’Africa – che ritiene siano almeno due i gruppi di pirati in azione nell’Oceano Indiano Orientale, probabilmente dotati di dhow – navi a vela utilizzate in quell’area – precedentemente dirottati proprio per aumentare il loro raggio d’azione.
L’attività di pirateria, secondo i dati di una società di consulenza specializzata su questo tipo di crimine, la Neptune P2P – osserva Maritime Executive -, indica 16 incidenti dalla fine di novembre fra cui infatti un dirottamento di un peschereccio iraniano al fine di poterlo riutilizzare come nave madre negli attacchi, come è nell’abitudine tipica della pirateria somala. Gli altri attacchi hanno riguardato l’abbordaggio e il tentato dirottamento della nave da carico Lyla Norfolk al largo di Eyl, in Somalia, poi fallito, e di diversi pescherecci più piccoli di cui tre (su sette) sono stati salvati dalla Marina indiana.
La relazione fra il fenomeno dell’aumento degli attacchi e quello della crisi del Mar Rosso, secondo la società Neptune, avrebbe origine dal fatto che parte delle forze navali straniere deputate a proteggere la navigazione dalla pirateria somala nell’area siano state inviate nell’area del Mar Rosso e nel Golfo di Aden a contrastare i ribelli Houthi dello Yemen dall’inizio dei loro attacchi, lasciando così ai pirati l’‘opportunità’ di agire con minor rischi.
Nello stesso tempo gli attacchi degli Houthi hanno reso il Mar Rosso meno attraente costringendo centinaia di navi a intraprendere la rotta intorno al Capo di Buona Speranza. A seconda del punto di partenza scelto, la rotta intorno al Capo può includere un transito attraverso acque più vicine alla Somalia, fornendo così ai pirati un maggior numero di ‘bersagli’; questo soprattutto per quanto riguarda le navi in transito da e verso il Golfo Persico.
Sulla questione si è espressa anche la società di consulenza su diritto e sicurezza marittima Ir Consilium per voce del socio co-fondatore Ian Ralby concordando sul fatto che le deviazioni delle navi verso l’area critica nel Mar Rosso comportano anche un rischio di esposizione alla pirateria somala e che i gruppi di azione dei pirati erano già pronti per nuovi attacchi. “Le competenze somale in materia di pirateria non sono andate perse nell’ultimo decennio, ma sono state trasferite. Molti degli attacchi dei pirati somali sono avvenuti contro navi impegnate in traffici illeciti. La segnalazione non c’è stata.” ha inoltre affermato l’esperto in una recente testimonianza al Congresso americano.
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