Entro 30 giorni il bando Mase per individuare i porti dedicati all’eolico offshore
Potranno essere più di due e cade il vincolo geografico: Civitavecchia torna in gioco. La cabina di regia passa quasi del tutto al Ministero dell’Ambiente
Cominciano a decorrere da oggi i 30 giorni che il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha per pubblicare l’avviso volto alla manifestazione da parte delle Autorità di sistema portuale dell’interesse a individuare proprie aree da destinarsi “alla realizzazione di infrastrutture idonee a garantire lo sviluppo degli investimenti del settore della cantieristica navale per la produzione, l’assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare”.
È stata infatti pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge di conversione del Decreto Energia, con alcune novità rilevanti rispetto al testo originario varato in autunno. Potrebbero infatti non essere solo due i porti individuati e potrebbero essere non solo nel Mezzogiorno: nella nuova formulazione si parla di “almeno due porti del Mezzogiorno” e si inseriscono anche fra le papabili le “aree portuali limitrofe ad aree nelle quali sia in corso l’eliminazione graduale dell’uso del carbone”. Una dicitura che parrebbe disegnata ad hoc per Civitavecchia, ferme restando le candidature di Taranto, Augusta e Brindisi (che avrebbe il doppio requisito, Mezzogiorno e dismissione del carbone).
Non è tutto, perché ora le Adsp potranno manifestare il proprio interesse “anche congiuntamente”. La destinazione all’uso ‘eolico’, inoltre, non è più da individuarsi “nel rispetto degli strumenti di pianificazione in ambito portuale” (cioè su aree già votate a movimentazioni analoghe), bensì “attraverso gli strumenti”. Si introduce cioè la possibilità di cambi di destinazione d’uso ad hoc, altro dettaglio che pare acconcio alle candidature di spazi prima destinati alla movimentazione di carbone.
Da ultimo, va registrato come sia stato più saldamente affidato al Mase il timone. Resta fermo che il decreto di individuazione, da emanarsi entro cinque mesi da oggi, sia in capo al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti oltre che al Mase, di concerto, per gli aspetti di competenza, con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentiti il Ministro della difesa, il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare e le regioni territorialmente competenti (il provvedimento peraltro definirà “gli interventi infrastrutturali da effettuare nelle suddette aree, anche sulla base di una analisi di fattibilità tecnico-economica e delle tempistiche di realizzazione degli interventi medesimi nonché le modalità di finanziamento degli interventi individuati, nell’ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente”).
Ma sarà in capo solo al Mase, che a tal fine potrà avvalersi di personale e mezzi delle Capitanerie di porto, “l’attività di regolamentazione dei movimenti delle unità in mare, il controllo del rispetto delle regole ambientali e la vigilanza ai fini della sicurezza della navigazione nelle aree demaniali marittime in cui sono realizzati parchi eolici galleggianti”. Non solo, perché saranno esclusiva prerogativa del Mase (non più in concerto con Mit, Ministero della cultura e Ministero dell’agricoltura) l’adozione e la pubblicazione del “vademecum per i soggetti proponenti, relativo agli adempimenti e alle informazioni minime necessari ai fini dell’avvio del procedimento unico per l’autorizzazione degli impianti”.
A.M.
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