Codice unico doganale, rientra l’allarme sulla custodia temporanea
La commissione per il mercato interno del Parlamento europeo boccia la proposta di ridurre i tempi da 90 a 3 giorni
Salvo sorprese il Parlamento europeo boccerà in seno al tri-logo con Consiglio e Commissione la modifica proposta da quest’ultima in ambito di tempi di custodia delle merci nei porti, che aveva seminato il panico nel comparto marittimo-portuale del continente.
Espo, l’associazione delle Autorità portuali europee, che aveva criticato la novità, ha infatti reso noto che nella relazione sulla riforma del Codice Doganale dell’Unione adottata ieri la commissione per il mercato interno del Parlamento europeo (Imco) ha espresso contrarietà all’ipotesi di “ridurre la durata massima dello stoccaggio temporaneo da 90 a 3 giorni, essendo poco funzionale per il trasporto marittimo, poiché impone oneri amministrativi significativi e riduce l’efficienza dei porti dell’Ue nella gestione, importazione, esportazione e trasbordo delle merci. Le modifiche dell’Imco manterrebbero l’attuale quadro giuridico ben adattato e idoneo allo scopo”.
Esprimendo gratitudine anche a nome dell’Associazione degli agenti marittimi e degli agenti marittimi della Comunità europea (Ecsaba), dell’Associazione degli armatori della Comunità europea (Ecsa), del Consiglio europeo dei caricatori (Esc), dell’Organizzazione europea dei porti marittimi (Espo), della Federazione delle compagnie portuali private europee e Terminali (Feport) e del World Shipping Council (Wsc), “per gli importanti progressi compiuti dal comitato Imco e per l’attenzione prestata alle preoccupazioni del settore marittimo e portuale”, Espo ha poi ricordato che altre questioni devono ancora essere affrontate.
“Quest’anno verranno lanciati nuovi importanti sistemi It e processi di ingresso per il trasporto marittimo, compreso il sistema trasformativo di sicurezza del carico, Ics 2. Finché questi nuovi processi e sistemi It rimarranno in funzione, la base giuridica esistente su cui si basano i preparativi, gli investimenti e il loro funzionamento devono essere mantenuti legalmente. Ciò mancava nella proposta della Commissione europea. Gli emendamenti del Comitato risolvono parzialmente il problema proponendo di estendere le norme esistenti e i requisiti in materia di dati relativi ai ‘sistemi elettronici’ del Cdu. Tuttavia, la certezza giuridica per processi come la sicurezza del carico va ben oltre i sistemi elettronici. Anche gli obblighi giuridici a carico di enti e autorità devono essere mantenuti giuridicamente. A questo dovrebbe essere posto urgentemente rimedio”.
Apprezzamento per la posizione assunta dalla Imco è stata espressa anche da Alberto Rossi, segretario di Assarmatori, uno dei primi a sollevare il tema: “Avere a disposizione appena 3 giorni di ‘temporary storage’ sarebbe stato in tutta evidenza insufficiente e un approccio così restrittivo avrebbe rischiato di minare alle fondamenta la competitività dei porti italiani, a tutto vantaggio di scali posti appena al di fuori dell’UE, che non sarebbero stati soggetti a tale nuova regolamentazione. Esiste dunque la Politica con la p maiuscola a Bruxelles, ed è una buona notizia, di cui va dato merito, oltre alla relatrice Deirdre Clune, ai relatori ombra Carlo Fidanza e Marco Campomenosi, che hanno colto le istanze e le preoccupazioni espresse dal cluster marittimo”.
Rossi ha anche spiegato quale sarà il percorso della norma: “Secondo quanto è dato apprendere, il testo verrà ratificato dalla sessione plenaria del Parlamento nel mese di marzo, diventando ufficialmente posizione negoziale del Parlamento, mentre il Consiglio esprimerà una propria posizione entro fine anno e le negoziazioni inter-istituzionali tra co-legislatori entreranno nel vivo nei primi mesi del 2025”.
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