Proseguirà in tribunale la guerra fra Venezia Terminal Passeggeri e Adsp del Mare Adriatico Settentrionale
L’ente ufficializza la bocciatura del Pef proposto dal terminalista e rigetta la richiesta di prolungare la concessione, il concessionario fa ricorso al Tar
Sarà il Tribunale amministrativo regionale del Veneto a decidere dello scontro fra Vtp – Venezia Terminal Passeggeri (al 53% controllato da Apvs, compagine al 50% facente capo alla finanziaria regionale Sviluppo Veneto e per il resto a Venezia Investimenti, soggetto controllato dai tre maggiori gruppi crocieristici del mondo: Costa Crociere/Carnival, Msc Crociere e Rccl, titolari attraverso Finpax di un ulteriore 22,18% di Vtp) e Autorità di sistema portuale della Serenissima.
Lo rivela un decreto pubblicato pochi giorni fa dall’ente, in cui si riepiloga il precipitare dei rapporti seguito al Decreto Venezia che nell’estate del 2021 bloccò alle navi sopra le 25mila tonnellate di stazza lorda gli accessi alla Stazione Marittima attraverso il Canale della Giudecca, unica via percorribile fino ai lavori di escavo al Canale Vittorio Emanuele, che il Commissario (e presidente di Adsp) Fulvio Lino Di Blasio in quell’occasione nominato (con dotazione di 157 milioni di euro) ha appena impostato.
Il provvedimento ricorda come Vtp abbia beneficiato dei contributi pubblici di circa 3 milioni di euro e di 14,5 milioni di euro per il 2021 e il 2022 e di una riduzione del canone per il 2021 di 1,86 milioni di euro, nonché della fruibilità, a partire dal 2022, degli ‘approdi temporanei’ presso le banchine Liguria e Lombardia a Marghera, poi a Chioggia e al terminal ro-pax di Fusina.
Nel frattempo cominciava la negoziazione sulla revisione del Pef (Piano economico finanziario) prevista dal Decreto, che avrebbe eventualmente dovuto portare a un prolungamento della concessione in scadenza a fine maggio 2026. Secondo la ricostruzione di Adsp, Vtp presentava una bozza nel luglio 2022, poi integrata nel settembre successivo, ma a maggio 2023, “disconoscendo unilateralmente i risultati raggiunti dalle trattative condotte sino a quel momento, elaborava un nuovo Pef, basato su assunzioni nuove e differenti dalle precedenti, presentato da un nuovo consulente, con la reintroduzione e quantificazione unilaterale dell’indennizzo all’interno del riequilibrio economico-finanziario del Pef”.
Forte dei pareri dell’Avvocatura di Stato e del consulente nominato ad hoc (Marco Percoco, docente universitario), Adsp ha però “contestato la metodologia adottata unilateralmente da Vtp nell’elaborazione del secondo Pef, in quanto inattuabile sia da un punto di vista della sostenibilità economico-finanziaria da parte di Adsp, sia in termini di coerenza e legittimità rispetto alla normativa nazionale e unionale in materia di concessioni”.
Ciò avveniva nel novembre scorso, con lo stallo delle trattative, la pubblica diffida da parte di Vtp cui un mese fa seguiva, si legge ancora nel decreto di pochi giorni fa, “un ricorso avverso un presunto inadempimento dell’Adsp”, con il che “la Società Vtp ha inteso, evidentemente, chiudere unilateralmente la fase istruttoria del procedimento”.
Adsp risponde col decreto, ribadendo che la proposta di Pef presentata da Vtp non è ricevibile né conducente al riequilibrio della concessione assentita alla predetta Società in quanto non corretta da un punto di vista metodologico oltre che di merito nei”, elenca alcune delle criticità anche se altrettante ne copre di omissis. In sostanza Vtp avrebbe utilizzato dati “non validati dall’ente concedente” per valutare il differenziale con le proprie aspettative precedenti il decreto, inserendo nel Pef un calcolo dell’impatto del Decreto Venezia stimato come lucro cessante, modalità che Adsp considera “erronea nella procedura di riequilibrio della concessione”, col risultato di portare ad una richiesta di prolungamento senza “fondamento pratico e normativo”.
Da qui, si chiude il decreto, il riconoscimento di uno sconto di 1,5 milioni di euro annui sui canoni 2023-2026, ma nessuna proroga concessoria.
A.M.
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