In vista, ma ancora da definire, il dragaggio di Porto Petroli a Genova
L’Adsp ha chiesto l’autorizzazione allo sversamento in mare dei fanghi a fine 2023, ma il via libera non è ancora arrivato
È ancora sub iudice ma alle viste il dragaggio del Porto Petroli a Multedo, Genova.
L’intervento si è reso necessario dopo l’innalzamento dei fondali del terminal gestito dalla controllata di Eni manifestatosi sul finire dell’estate scorsa. Poco prima erano terminate le fasi conclusive dell’escavo del porto passeggeri e del bacino di Sampierdarena, circa 800mila metri cubi di materiali riversati nel canale di calma dell’aeroporto, non molto distante dalla stessa Porto Petroli. Episodi però scollegati secondo l’Autorità di sistema portuale, che, attribuita la responsabilità ai movimenti del fondale causati dalle eliche delle navi, nei mesi scorsi aveva annunciato un intervento di ripristino.
A SHIPPING ITALY risulta che la richiesta alla Regione Liguria in merito all’autorizzazione allo sversamento in mare dei circa 20mila metri cubi di materiale di risulta previsto sia partita in effetti a dicembre, ma l’Adsp non ha fornito i dettagli tecnici dell’operazione, limitandosi a spiegare che “il procedimento è ancora in approvazione sia presso la Regione per gli aspetti ambientali, sia successivamente presso la Capitaneria di Porto”. A sua volta la Regione non ha fornito risposte alle domande di approfondimento sul tema, mentre la locale Capitaneria ha riferito di “non esser stata ancora interessata formalmente dall’Autorità di Sistema portuale circa l’operazione, sulla quale tuttavia manteniamo la massima attenzione per far sì che le attività si svolgano nel pieno rispetto della normativa vigente”.
Un riferimento presumibilmente legato all’incarico che la Capitaneria ha ricevuto nei mesi scorsi dalla Procura di Genova e che potrebbe spiegare i tempi lunghi per l’autorizzazione all’intervento di Porto Petroli. Come nel caso del dragaggio del porto passeggeri, finito sotto la lente degli inquirenti, l’Adsp ha inquadrato l’intervento (pur definendolo formalmente dragaggio) come spostamento. In base alla legge ciò permette di non applicare il Dm 173 del 2016, che prescrive di condurre un’accurata caratterizzazione dei fondali, anche mediante analisi ecotossicologiche, e che, sulla base di questa, disciplina le modalità di gestione dei fanghi.
Disciplina cui, come detto, gli spostamenti sfuggono. La ratio è evidente: se si spostano poche sabbie al fine di livellare i fondali e le si sposta accanto a dove si interviene, il rischio di contaminazione è irrilevante. Quando i quantitativi sono ingenti o il luogo di destino distante, non si può invece prescindere da un’analisi accurata, per evitare di disperdere sostanze dannose.
Il problema, come nel caso del dragaggio attualmente sotto inchiesta, è che pure per Porto Petroli il sito di destino, potrebbe non essere considerato contiguo all’area di intervento, essendo previsto lo sversamento presso la foce del torrente Polcevera e l’avamporto di levante.
Da capire dunque se le lungaggini siano dovute a questa problematica e come e in quali tempi l’intervento possa essere condotto. L’associazione degli agenti marittimi Assagenti da tempo chiede un miglioramento dell’accessibilità nautica per le navi cisterna a Multedo ma l’impatto dell’innalzamento dei fondali ultimamente non pare aver inficiato sensibilmente le performance del terminal, che anzi, arrivato a luglio 2023 a registrare un calo di traffico del 3,5% rispetto ai primi mesi del 2022, a novembre (ultimo dato disponibile) risultava aver recuperato fino al -0,1%.
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