Riparte e si avvia alla conclusione il progetto di fusione di Cin-Tirrenia in Moby
Sindacati in allerta per armonizzazione dei contratti integrativi e garanzia occupazionale degli amministrativi
Chiuso formalmente il concordato e celebrato il matrimonio (a mezzo partecipazione societaria del 49% e prestito da 315 milioni di euro) con Msc, Moby ha riavviato la pratica per la fusione nella capogruppo della controllata Cin – Compagnia italiana di navigazione, erede e titolare del marchio Tirrenia.
Lo si apprende dalle note inviate dalle segreterie sindacali (confederali e autonome) ai lavoratori a valle di alcuni incontri avvenuti per fare il punto sulla situazione. Il percorso di fusione “inizierà con l’approvazione dei bilanci delle rispettive aziende e si dovrebbe concludere entro la fine dell’anno”. L’azienda avrebbe poi illustrato il nuovo assetto operativo della flotta, caratterizzato dall’ingresso del nuovo Moby Legacy e dall’intenzione di “cercare nuovi marittimi”.
Sul fronte occupazionale, ribadita da parte dei sindacati confederali “la necessità di un coinvolgimento costante in merito al progetto di fusione in quanto le due aziende hanno specificità ben diverse oltre che regimi contrattuali e contratti integrativi differenti”, l’aspetto più delicato sembrerebbe riguardare i dipendenti amministrativi, dato che, annota Federmar Cisal, per essi “il processo di fusione potrebbe generare esuberi”.
Secondo Filt Cgil, Fit Cisl, infatti, “l’uscita dal concordato consente di riprendere anche il discorso relativo ad eventuali esodi incentivati per gli amministrativi. Su tale aspetto l’azienda ha assicurato di voler proseguire con il ricambio generazionale anche grazie all’utilizzo del Fondo Solimare per la riorganizzazione aziendale”. Ragion per cui, conclude la nota delle Ooss confederali, “abbiamo richiesto ove possibile l’anticipo dell’erogazione delle indennità ai lavoratori”.
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