Caronte&Tourist vince la battaglia sul rimorchio nello Stretto di Messina
L’assetto vigente del servizio prestato da Rimorchiatori Augusta (Msc – Rimorchiatori Mediterranei) dovrà essere rivisto: primo obiettivo dell’armatore cancellare o ridimensionare la tariffa per la prontezza operativa
Dopo tre anni di assalti andati a vuoto Caronte&Tourist è riuscita ad infliggere un colpo, probabilmente decisivo, allo status quo che regola dal 2017 il servizio di rimorchio a Messina, a Milazzo e nello Stretto.
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana (il secondo grado della giustizia amministrativa nell’isola) ha infatti accolto l’appello proposto dall’armatore contro il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Capitaneria di Porto di Messina Autorità Marittima dello Stretto per ribaltare la sentenza con cui nel 2021 il Tar di Catania aveva rigettato il ricorso di Caronte&Tourist per annullare il diniego della propria istanza di rivedere l’assetto del servizio in essere.
La richiesta nasceva dalla considerazione che il servizio era stato organizzato nel 2017 in via sperimentale – con l’unificazione dei vari porti e la suddivisione in tre branche (rimorchio in manovra, assistenza, prontezza operativa) – fissando un periodo minimo di due anni. Caronte nel corso dell’appello ha sottolineato l’iniziale aggiudicazione senza gara e come, nel tempo, il fornitore fosse diventato unico (Rimorchiatori Augusta, del gruppo Rimorchiatori Mediterranei nel frattempo passato a Msc, costituitasi in giudizio).
E, soprattutto, ha svolto un’analisi economica tesa a dimostrare “come la attuale concessionaria manifestasse una marginalità operativa elevata pur in assenza dei dati dei ricavi per il servizio di rimorchio in prontezza operativa; sarebbe dunque stato dimostrato come la struttura del conto economico e la redditività del gestore ‘esclusivista’ sarebbe stata maggiore rispetto alle normali condizioni di economicità del settore, con la conseguenza che sarebbe stata raggiunta l’autosufficienza economica del servizio di rimorchio reso in modalità prontezza all’interno del servizio di rimorchio integrato”.
In sostanza, è la tesi di Caronte, le tariffe in assistenza e in manovra sono sufficienti anche a coprire il costo del servizio in prontezza, senza che esso debba essere tariffato a parte agli armatori (che non ne usufruiscono) come prevede l’assetto attuale. Da qui la richiesta di una revisione del sistema, volta a correggere tale aspetto.
Una richiesta che ora, secondo il Cgar, dovrà essere accolta, dato che il provvedimento di diniego “si limita a demandare ad un futuro incerto la fine della sperimentazione, in contraddizione con la finalità dello stesso Regolamento, essendo ormai ampiamente trascorsi i due anni, e senza specificatamente motivare in ordine a quanto puntualmente dedotto dalla richiedente in ordine alla sufficienza del periodo di sperimentazione e all’analisi del dato economico. Semmai, ove non fossero stati sufficienti i due anni (in realtà di più), l’Amministrazione avrebbe dovuto precisare quanto tempo sarebbe stato ancora necessario, per lo meno indicativamente, e fissare le tappe dell’ulteriore confronto”.
Nonché “valutare il complesso degli elementi posti all’attenzione dal richiedente e adeguatamente motivare in ordine alla necessità di protrarre la sperimentazione, (…) non essendo, ipotizzabile che il sistema straordinario di cui all’art. 1 possa essere prorogato sine die senza una specifica motivazione, salvo violare i canoni generali che regolano l’attività della pubblica amministrazione”.
Gli assetti del servizio dovranno quindi essere rivisti, anche se ovviamente non è prevedibile se lo saranno effettivamente nel senso auspicato da Caronte. Per il quale tuttavia questa sentenza potrebbe rappresentare un importante viatico all’ottenimento del ricercato risparmio.
A.M.
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