Spedizioni
Savino Del Bene, Banfi, Hillebrand Gori Italy e Nuovo Pignone a confronto sulla riforma del codice doganale europeo
Di “Prospettive e riflessi sull’attività doganale” si è discusso a Livorno presso la sede della Camera di Commercio Maremma e Tirreno
Quattro grandi aziende come Savino Del Bene, Banfi, Hillebrand Gori Italy e Nuovo Pignone si sono confrontate sul tema de “La riforma del Codice dell’Unione. Prospettive e riflessi sull’attività doganale” a Livorno presso la sede della Camera di Commercio Maremma e Tirreno per parlare della revisione che sta attraversando l’iter legislativo presso le istituzioni europee.
Le aziende sono state chiamate a commentare gli effetti riscontrati ad oggi dall’istituto di semplificazione dell’Aeo (Operatore Economico Autorizzato): istituto riservato agli operatori affidabili che, da quanto prevede la proposta di riforma del Codice, sarà ‘rafforzato’ con la veste del nuovo ‘Trust and Check’ e potrà avvalersi di un sistema informatico digitale all’avanguardia in grado di fornire alle autorità una visione a 360 gradi delle catene di approvvigionamento e della circolazione delle merci.
La questione è entrata nel vivo dal primo contributo della Savino Del Bene, azienda storica con 5000 dipendenti in cinque continenti con fatturato previsto nel 2023 di circa 3-3,5 miliardi di euro, che si è certificata Aeo già nel 2009 e che, attraverso Alberto Bartolozzi, ha confermato i benefici avuti in termini di semplificazioni doganali, richieste di autorizzazioni, apertura di nuovi magazzini e altro, tanto che – ha detto il manager “abbiamo promosso anche in sedi estere la certificazione Aeo, ma avremmo voluto ottenere ancora di più; forse con il ‘Trust and Check ‘ le nostre aspettative potranno essere esaudite”. Fra le difficoltà più avvertite dalla società vi è il reperimento delle bollette doganali in uscita dal territorio comunitario con il ‘Visto Uscire’. Lo spedizioniere spedisce la merce dai porti e aeroporti nazionali verso paesi extra Comunità Economica Europea e fa seguire la merce con la certificazione con i numeri Mrn (Movement Reference Number) ma poi, per problemi di mancanza di ‘colloquio’ fra i sistemi delle Dogane e dell’aeroporto e gli enti portuali una buona percentuale di questi Visti Uscire non va a buon fine. E vi sono solo 90 giorni per dimostrare che la merce è uscita correttamente,. “spesso dobbiamo far fronte alla mancanza del documento con pratiche alternative. Su circa 6000 pratiche all’anno abbiamo questa complicazione. Essendo Aeo avremmo potuto auspicabilmente con una semplice autodichiarazione risolvere la questione.” ha detto Bartolozzi.
La parola è passata poi a Michele Roccabianca, manager della Banfi, azienda vitivinicola nata 56 anni fa, principale produttore del Brunello di Montalcino, vino che l’azienda ha cercato dall’inizio della sua attività di promuovere e far conoscere all’estero aumentando i produttori dagli inizali 8 agli attuali 250. L’azienda esporta attualmente l’80% del suo vino e per questo – ha detto il manager “siamo certificati Aeo ed accogliamo ben volentieri ogni attività che possa semplificare le operazioni dell’esportazione. L’Aeo – ha continuato il manager – ha portato conoscenza e consapevolezza dal lato doganale e logistico dei nostri mezzi, e stimolo a migliorare. Attendiamo il Trust and Check per una semplificazione ulteriore nelle operazioni quotidiane, anche se siamo consci che comporterà un maggiore impegno iniziale.”.
Pierluca Rossi ha parlato per la Hillebrand Gori (Italia). Composta dalle due società acquisite da Dhl l’azienda ha circa 90 uffici nel mondo e 2600 dipendenti; il suo core business è vino, birra e alcolici. Anch’essa Aeo dal 2011 ha confermato che la certificazione le ha portato notevoli vantaggi: “L’Aeo ci ha portato semplificazioni doganali, lo vediamo quotidianamente dai controlli molto abbattuti. Quello che chiediamo sono agevolazioni maggiori perché più aumentano le semplificazioni e più i movimenti si velocizzano” ha affermato Rossi.
Da ultimo ha parlato Paolo Farci di Nuovo Pignone, azienda acquisita prima da Eni e poi da General Electric, e parte del gruppo Baker Hughes, realtà tecnologica del settore energetico industriale presente in 120 paesi nel mondo con circa 58000 dipendenti. Nuovo Pignone opera soprattutto in compressori e turbine ad alta efficienza e sviluppo delle tecnologie per la transizione energetica. “Una supply chain globale e complessa così come l’attività doganale sia in import che in export ha spiegato Farci -. Anche per la Nuovo Pignone l’Aeo è un asset che consente all’azienda di lavorare bene e di evolvere continuamente. Un’azienda come la nostra grazie all’Aeo ha grandi vantaggi di competitività.”.
In sostanza dalla testimonianza dei quattro operatori è emersa l’approvazione nei confronti dello strumento Aeo, seppure con richiesta di ulteriore miglioramento, ma è pur vero – ha ammesso Alberto Siniscalchi, della Direzione territoriale Adm Toscana e Umbria, moderatore della tavola – che l’approccio a questo istituto c’è stato soprattutto da parte di realtà grandi, ben strutturate, e meno da parte di imprese più piccole che rappresentano la maggioranza nel nostro paese, ed occorre probabilmente per questo qualche aggiustamento.
Più complessa invece la situazione data dalla proposta di riforma del Codice, con la deadline di entrata in vigore del nuovo Codice troppo spostata in avanti da cui il rischio che una volta operativo non sia più adeguato per i cambiamenti intercorsi vista la complessità della realtà in cui opera. Sempre sull’aspetto Riforma del Codice è emersa anche la necessità da parte degli operatori di un unico Hub digitale per raccogliere in un solo centro dati accessibili anche agli operatori economici, non soltanto per motivi statistici.
Sono stati segnalati problemi nella proposta di Riforma anche dall’intervento in sala di Gioacchino Cacciapuoti del Gruppo Piaggio nella identificazione del corretto codice doganale e nel surplus di lavoro che porterebbe per come ora a è prevista, ad esempio riguardo alla bolla doganale che prima necessitava di una registrazione e conservazione ed oggi comporta la conservazione di tre documenti. “Siamo aperti a strutturarci sulla figura del trust and check ma ci domandiamo quanto tutto questo possa portare in termini operativi pratici benefici sostanziali alle aziende italiane e europee” ha concluso Cacciapuoti.
Al convegno sono stati portati nella prima parte i saluti istituzionali dai rappresentanti degli enti organizzatori (Davide Bellosi per l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Riccardo Breda per la Camera di Commercio Maremma e Tirreno, Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale e Maurizio Macera per il Consiglio Territoriale degli Spedizionieri Doganali della Toscana e Umbria) oltre a quelli del Deputato della Repubblica Chiara Tenerini (Commissione Lavoro); sono seguite le relazioni tecniche della riforma di Gaetano Sassone della Direzione Adm Toscana e Umbria e di Stefano Rigato, spedizioniere doganale.
C.G.
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