Snam investe circa 80 milioni per rimettere a nuovo il rigassificatore offshore di Livorno
Per San Giorgio del Porto una commessa da 15 milioni di euro ma tre quarti dei lavori saranno fatti a Marsiglia
Un investimento da circa 80 milioni di euro che consentirà al rigassificatore offshore di Livorno i prolungare la propria vita utile di almeno 10 anni. E’ questo, in soldoni, il riassunto dell’intervento che il cantiere San Giorgio del Porto di Genova ha avviato sulla nave rigassificatrice Snam Fsru gestita e di proprietà della società Olt Offshore Lng Toscana (49,07% Snam, 48,24% Igneo Infrastructure Partners e 2,6% Golar Lng).
Secondo quanto spiegato da Elio Ruggeri, presidente di Olt e amministratore delegato di Snam Fsru, la nave Fsru Toscana verrà sottoposta a diversi interventi sia in acqua (a Genova) che in bacino (a Marsiglia) con una manutenzione straordinaria della torretta, la sostituzione del cuscinetto del sistema di ancoraggio e una revisione completa di tutti gli impianti. Entro il prossimo mese di ottobre, in tempo utile per la prossima stagione invernale, la nave rientrerà in servizio e verrà ricollegata alla rete di rigassificazione e distribuzione del gas naturale liquefatto al largo di Livorno.
Per San Giorgio del Porto, come spiegato da Pierenrico Beraldo, presidente di Chantier Naval de Marseille (il cantiere francese controllato da Sgdp) e membro del Consiglio di amministrazione di San Giorgio del Porto, questo lavoro vale circa 15 milioni di euro, di cui tre quarti ricadranno su Marsiglia dove lo scafo dovrà trasferirsi perché per le sue dimensioni (lunghezza 306 metri) non può essere accolto nei bacini di carenaggio del porto di Genova. Complessivamente l’indotto occupazionale è stimato in circa 300 persone destinate a lavorare a questa commessa che manterrà la nave nel capoluogo ligure per poco più di un mese.
“Con l’entrata in esercizio di Piombino riusciamo a sostituire i volumi che sarebbero arrivati su Olt in questo periodo di fermata” ha spiegato Ruggeri in occasione della visita istituzionale a bordo della nave con il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, l’a.d. di Snam, Stefano Venier, e Massimo Derchi, chief operations officer di Snam. “Il terminale Olt – ha proseguito spiegando Ruggeri – ha una capacità di importazione di 3 miliardi e mezzo di metri cubi su 60 miliardi di metri cubi di domanda. Nel 2023 abbiamo immesso in rete l’equivalente di quanto abbiamo importato quest’anno dalla Russia. Prima della guerra dalla Russia importavamo quasi 30 miliardi di metri cubi, le importazioni si sono ridotte in maniera significativa”. Il terminal è attivo da quasi 10 anni ed è stato “il primo rigassificatore galleggiante a operare nel mondo” completa Ruggeri.
Fsru Toscana è posizionato a circa 22 km (12 miglia nautiche) al largo delle coste tra Livorno e Pisa. Il gas è immesso nella rete nazionale dei gasdotti tramite una condotta sottomarina che giunge a terra.
Il rigassificatore offsahore gestito da Olt è autorizzata a ricevere navi metaniere con una capacità di carico compresa tra 65.000 mc e la classe New Panamax (da circa 180.000 mc), che rappresentano circa il 90% della flotta attualmente in servizio nel mondo.
La nota di Snam e Regione Liguria spiega che il terminale, disponendo di un impianto in grado di correggere l’indice di Wobbe, è in grado di ricevere la maggior parte del Gnl proveniente dai paesi produttori, correggendone le specifiche secondo quanto richiesto dalla rete nazionale italiana. Dall’inizio delle operazioni commerciali, OLT ha ricevuto carichi provenienti dai maggiori paesi esportatori di gas naturale liquefato quali Algeria, Angola, Camerun, Egitto, Guinea Equatoriale, Nigeria, Norvegia, Oman, Perù, Russia, Qatar, Trinidad e Tobago e Usa.
Nel corso del 2023 il terminale ha ricevuto 40 carichi di cui il 70% proveniente dagli Stati Uniti (28 carichi). Il retante 30% è arrivato da Algeria (5 carichi), Nigeria (3 carichi), Egitto, Guinea Equatoriale, Norvegia e Russia (1 carico ciascuno). In totale FSRU Toscana ha immesso in rete, nell’anno, 3.671.519.338 Sm3, con una copertura del fabbisogno nazionale pari a circa il 6%.
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