Crescente domanda, scarsa stiva e un po’ di panico dietro il boom dei noli container dalla Cina
Secondo Damas (Drewry) sono diversi i fattori che possono spiegare la forte risalita delle tariffe
Il forte rialzo registrato dai noli container dalla Cina – pari al +16% in media secondo i dati di Drewry nel suo aggiornamento settimanale – è stato spiegato genericamente nel report con la netta crescita della domanda di trasporto osservata dal paese asiatico.
A questa tendenza Bloomberg ha dedicato un breve focus, in cui ha segnalato come le spedizioni dalla Cina – secondo dati diffusi ieri – siano cresciute già ad aprile più del previsto, sulla scia di una domanda in crescita in tutto il mondo. La testata in particolare ha detto tuttavia di rilevare una ripresa più lenta verso alcune delle principali economie. Nel dettaglio, Bloomberg evidenziava come nel mese le vendite verso gli Stati Uniti siamo rimaste pressoché invariate, mentre le esportazioni verso l’Unione Europea siano diminuite. Di contro, nel periodo sono aumentate (+13%) le vendite dalla Cina verso i paesi Asean e hanno registrato una crescita nell’ordine del 10% le spedizioni da Usa, Corea del Sud, Taiwan, Paesi Bassi e Russia. Secondo Bloomberg nel mese sono inoltre aumentate le spedizioni a altri paesi asiatici quali Corea del Sud (+14%) e Taiwan.
Tornando all’andamento dei noli container per il trasporto via mare, il direttore generale di Drewry Philip Damas ha però ammesso che rispetto all’aumento dell’ultima settimana in campo restano diverse ipotesi. Il manager ha detto di avere raccolto dai consulenti della società in Cina e In Europa indicazioni rispetto al fatto che si stia osservano “una domanda superiore alle aspettative di beni di consumo importati negli Usa (ma non in Europa); una scarsa disponibilità di capacità di stiva in direzione dell’Europa (ma non in direzione degli Usa); possibili bassi livelli di scorte in Europa”. A questi si sommano evidenze “aneddotiche” relativamente a timori di alcuni caricatori rispetto alla situazione in Medio Oriente, che hanno portato alcuni di loro a ordinare merci (e quindi anticipare le spedizioni) in import. In aggiunta, ci sarebbe anche un “effetto panico” di chi teme l’arrivo della peak season e il conseguente aumento dei noli.
Commentando la situazione a Loadstar, il capo-analista di Xeneta Peter Sand ha descritto l’ultima come una “settimana folle”, delineando il quadro di un mercato del trasporto container via mare “in mano ai carrier”. In particolare la situazione è stata descritta alla testata da alcuni addetti ai lavori come critica: Maersk avrebbe iniziato ad applicare Pss (peak season surcharge) nella tratta Asia – Nord Europa, in anticipo sul previsto; altri racconti riferiscono di una preferenza accordata dai carrier ai (molto remunerativi, in questo momento) carichi spot rispetto a quelli spediti nell’ambito di contratti. O ancora di difficoltà di caricatori e spedizionieri nel trovare spazio in stiva anche per chi dispone di intese sottoscritte con i vettori. Alcuni interlocutori della testata hanno quindi prefigurato la possibilità che le tariffe raggiungano livelli molto più alti già a giugno, pari anche a 5.400 dollari sulla rotta Asia – Mediterraneo.
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