Battuta d’arresto per il ribaltamento a mare del cantiere navale di Genova Sestri Ponente
Parere negativo del Ministero dell’Ambiente alla modifica del progetto relativo al cantiere necessaria, fra l’altro, a conferire più materiali ai cassoni della nuova diga
Mentre il porto di Genova è terremotato dall’inchiesta giudiziaria che ha portato agli arresti fra gli altri dell’ex presidente dell’Autorità di sistema portuale Paolo Emilio Signorini, uno dei progetti simbolo della stagione di maxiopere inaugurata sotto l’amministrazione di quest’ultimo (e sotto il coordinamento del commissario alla ricostruzione del ponte Morandi, Marco Bucci) rischia una battuta di arresto.
Stiamo parlando del cosiddetto ribaltamento a mare del cantiere navale di Sestri Ponente, la cui Fase 2 – consistente in estrema sintesi nella realizzazione di un nuovo maxi bacino per lo stabilimento oggi in uso a Fincantieri – langue peraltro come stato di avanzamento lavori, essendo arrivata al 10% alla fine del 2023 (come riporta la relazione annuale della stessa Adsp genovese).
La Direzione generale per le valutazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, infatti, ha espresso parere negativo a una modifica progettuale che la port authority aveva dovuto sottoporle, dopo la parziale bocciatura di un precedente ritocco. In estrema sintesi l’Adsp aveva formulato, in questa seconda occasione, un’ipotesi aggiornata di “bilancio dei materiali e di modalità di loro gestione”, con previsione (previo accordo fra i due appaltatori, a tale soluzione invitati dall’Adsp) di portare da 140mila a 400mila metri cubi il quantitativo di materiali da conferirsi al riempimento dei cassoni della nuova diga. In ballo anche la realizzazione di un’opera provvisoria.
Diversi però i problemi rilevati: “Considerata l’entità delle modifiche proposte nella gestione dei materiali oggetto di movimentazione, rispetto al progetto sottoposto a procedura di Via; ritenuto pertanto necessario che il proponente fornisca ulteriori approfondimenti progettuali, con particolare riferimento agli aspetti di qualifica della qualità dei materiali oggetto di movimentazione, e la relativa gestione; vista la presenza di amianto in concentrazioni tali da non consentirne il completo riutilizzo ai sensi dell’art. 208 del D.Lgs. 152/2006; visto che il proponente richiama un trattamento al quale dovranno essere sottoposte le terre contenenti amianto per consentirne il riutilizzo, che però non è descritto, né è specificato il relativo iter autorizzativo; visto che la realizzazione del palancolato provvisorio sottrae una superficie di specchio acqueo non prevista dal Pfte (progetto di fattibilità tecnico economica, ndr), e che il progetto di realizzazione del palancolato non è stato adeguatamente descritto; visto l’incremento del fabbisogno di materiale esterno; considerato che le modifiche progettuali necessitano di un aggiornamento del Piano di Monitoraggio definito nel pfte; considerato che le modifiche progettuali sono correlate al rilascio di autorizzazioni di settore di competenza di Amministrazioni locali” la direzione del Mase ha ritenuto di “non poter escludere il verificarsi di potenziali impatti ambientali significativi e negativi correlati alla realizzazione della modifica proposta”.
I tempi quindi si allungano perché “il progetto dovrà essere più opportunamente valutato nell’ambito di un procedimento di Verifica di assoggettabilità a procedura di Via”, col coinvolgimento del pubblico, degli enti locali e delle amministrazioni competenti al rilascio delle autorizzazioni di settore.
A.M.
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