Anche Fincosit con Brindisi e Taranto per l’eolico offshore
La società genovese, che banchinerà Capobianco, fa istanza per partecipare con l’Adsp pugliese. Nel porto ionico polisettoriale in pole position
Le Autorità di sistema portuale di Taranto e del Mar Adriatico meridionale hanno presentato al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica la candidatura congiunta con la quale si propongono come hub in risposta al bando per lo sviluppo della cantieristica navale al fine di realizzare la filiera dell’eolico offshore nel nostro Paese.
Per Taranto, le aree proposte sono una parte del molo polisettoriale (dove ora è ubicato il terminal container gestito dal gruppo turco Yilport, dichiaratosi disposto ad entrare in partita), lo yard ex Belleli e, come ipotesi futura, il riempimento della vasca di colmata in ampliamento del quinto sporgente.
Per Brindisi, invece, le aree indicate sono Capo Bianco, la vasca di colmata di Costa Morena est e la banchina dove Enel movimentava il carbone. Brindisi alla proposta di candidatura ha anche allegato il parere favorevole dell’Enac, vista la vicinanza dell’aeroporto con il porto e quindi l’eventualità di dover fronteggiare problemi di sicurezza viste le imponenti dimensioni dei manufatti necessari all’eolico offshore. Adesso il ministero guidato da Gilberto Pichetto Fratin, raccolte le candidature, avrà 120 giorni per decidere. Dovranno essere individuati almeno due porti nel Mezzogiorno e in pista ci sarebbero anche almeno uno scalo in Sicilia e forse Civitavecchia.
Input decisivo al tandem pugliese sarebbe stato il fatto che la joint venture Renantis-BlueFloat Energy ha messo in cantiere la costruzione due grandi parchi eolici al largo di Brindisi e al largo del Salento e che la stessa joint ha stretto un pre-accordo con Yilport per usare il porto di Taranto per le attività di assemblaggio e movimentazione delle strutture delle piattaforme.
Ad alcune testate locali Ksenia Balanda, responsabile dello sviluppo dei progetti di parchi eolici marini in Italia all’interno della partnership tra Renantis e BlueFloat Energy, ha spiegato che “si tratta di un primo importante intervento del Governo per dare attuazione al decreto che incentiva la produzione di energia da impianti di eolico offshore. Aspettavamo il bando, ne siamo felici, tanto più che, anche grazie alle collaborazioni avviate, i nostri primi progetti potrebbero aprire il cantiere già nel 2027”.
In quanto al molo polisettoriale di Taranto, il presidente dell’Authority del Mar Ionio, Sergio Prete, ha spiegato che “siamo intorno ai 400mila metri quadrati riferiti all’area più verso terra. Per la banchina occorrerà vedere se sarà utilizzata solo per il varo delle strutture e se, quando non c’è il varo, si potranno svolgere o meno altre funzioni. Da tener presente, tuttavia, che qualunque banchina e piazzale vanno adeguati alle portate previste. Il polisettoriale è sicuramente la parte più utilizzabile. C’è lo yard ex Belleli perché, molti anni addietro, veniva comunque svolta una funzione analoga all’assemblaggio dell’colico offshore (piattaforme offshore), ma l’area va ancora risanata e messa in sicurezza”.
A proposito del tema, decisivo, della portata delle banchine, va registrato come in proposito Brindisi abbia già ricevuto la proposta di partecipazione all’operazione da parte di un soggetto primario nell’ingegneria marittima quale Fincosit, attraverso lo strumento della manifestazione di interesse. La società genovese ha infatti rimarcato come “il proprio core business si basa sulla prefabbricazione di elementi prefabbricati galleggianti in cemento armato (…) realizzati sia su specifici bacini galleggianti, sia in aree appositamente realizzate per sopportare la trasmissione di elevati carichi statici (in fase di realizzazione) che dinamici (in fase di trasferimento e varo)”.
Nella proposta Fincosit ha ricordato di esser parte della cordata che s’è aggiudicata recentemente i lavori per la Colmata di Capo Bianco, esprimendo “interesse ad acquisire in concessione le aree che in tale sede saranno eventualmente individuate all’esito della verifica delle Amministrazioni competenti, al fine di realizzare le infrastrutture necessarie per l’assemblaggio, il varo di piattaforme galleggianti e delle relative infrastrutture elettriche”. Il colosso dell’ingegneria portuale s’è detto “fortemente interessato a tutta l’attività di sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare” e “disponibile a elaborare uno studio di fattibilità tecnico economica che preveda e consenta, sulle aree in concessione, la costruzione e l’assemblaggio dei componenti galleggianti, facendosi, nel caso, carico di adeguare e attrezzare le banchine, in modo da garantire la logistica per la loro prefabbricazione nonché per la loro movimentazione e varo, occupandosi delle aree di sosta e di ormeggio, anche in mare”.
Apertura infine, quanto all’architettura finanziaria, alle “forme che saranno ritenute più idonee da codesta Autorità, sia con capitali propri sia attraverso forme di partenariato pubblico privato da valutare in fase di progettazione degli interventi”.
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