Profonda spaccatura fra i lavoratori dell’Autorità portuale di Genova
La rappresentanza di Fit rompe con Filt e Uilt e denuncia il modello Genova: la sudditanza dell’ente ad “altri soggetti politici” e la stagione della “straordinarietà”. Segreterie unite invece sull’autotrasporto
Volano gli stracci fra i lavoratori dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, con la rottura dei rapporti unitari proclamata dalle Rsa di Filt Cgil e Uiltrasporti e una lettera al vetriolo diffusa a stretto giro dalla Rsa e dalla segreteria provinciale di Fit Cisl.
Lo scenario è quello di un ente già commissariato dallo scorso settembre, reduce da cinque anni e mezzo di convivenza forzata con la struttura commissariale per la ricostruzione del Morandi e la supervisione del piano straordinario delle opere portuali, da ultimo travolta nelle ultime settimane dall’arresto di Paolo Emilio Signorini, presidente fra il dicembre 2016 e il settembre 2023 e dall’iscrizione nel registro degli indagati dell’attuale commissario straordinario Paolo Piacenza.
Premesso che, come spesso in vicende di questo genere, il sottotesto delle reciproche accuse è pienamente comprensibile solo ai lavoratori dell’ente se non addirittura solo agli estensori delle rispettive note, quella di Filt e Uilt denuncia in capo ai colleghi di Fit, “atti unilaterali e distanti dalle posizioni unitariamente convenute” e “attacchi” ai propri delegati “in presenza dell’amministrazione con motivazioni del tutto simili a quelle della controparte stessa ed in contrasto con quanto richiesto dalle colleghe ed i colleghi”.
Nella lunghissima replica Fit afferma di aver scritto a Piacenza, ribadendo quanto “segnalato in tempi non sospetti, allorquando avevamo denunciato il prevalere di una visione organizzativa strettamente verticistica, che aveva posto al centro decisionale pochi soggetti con scelte che quanto meno in termini di opportunità, appaiono alquanto discutibili, e hanno condotto inevitabilmente alla sclerotizzazione di importanti processi decisionali. In questi anni abbiamo assistito a corse folli, a volte poco o mal ragionate, in merito a modalità lavorative che sono poi ricadute sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici inconsapevoli dei reali indirizzi intrapresi, e spesso assegnate senza una seria programmazione che rispecchiasse le reali urgenze dei pubblici interessi e della comunità portuale nel suo complesso”.
Nel mirino sembra esserci, in estrema sintesi, anche e soprattutto il cosiddetto ‘modello Genova’, le cui anomalie Fit sostiene di aver “segnalato” (ma non è chiaro a chi: di certo non pubblicamente; forse internamente, cioè a chi di quel modello si è fatto esecutore), oggi chiaramente circoscrivendole: “In questi ultimi anni abbiamo visto un ente che non aveva più la vera disponibilità di scelte che gli appartengono per legge ma che venivano imposte da altri soggetti politici. Abbiamo subito l’instaurarsi di un modello basato sull’estremizzazione della competizione più che sulla collaborazione, tanto da inasprire i rapporti tra i colleghi”.
Chiusa una parentesi di rivendicazioni intrasindacali, la lettera così prosegue “Ci venga garantita la piena operatività del Comitato di Gestione necessaria ad evitare le paventate possibili paralisi delle attività istituzionali della Adsp, si richiede che l’ente ripristini le figure istituzionali previste dalla Legge Portuale, cioè il Segretario Generale, al fine del corretto bilanciamento delle attività istituzionali/amministrative dell’ente comprese quelle connesse alle normali relazioni industriali, ci vengano date risposte immediate in merito alla tutela delle attività che responsabili unici di progetto che si occupano delle gare di appalto sono tenuti a portare avanti anche in merito alle risorse Pnrr che sono tenuti a gestire, e così anche delle attività dei responsabili del procedimento per tutti gli altri processi in corso e conseguentemente di tutte le figure tecnico-amministrative coinvolte e ci vengano illustrate quali azioni correttive all’interno dell’ente si intendano percorrere in ragione degli accadimenti che ci hanno investito, azioni anche in termini di riabilitazione reputazionale. E contemporaneamente richiediamo che si chiuda subito con la lunga stagione degli incarichi dirigenziali assegnati ad interim che sono risultati del tutto disfunzionali, incoerenti e oltretutto ostativi al buon funzionamento della macchina organizzativa, se si considerano le strutture nevralgiche coinvolte; si torni a dar voce ai professionisti e ai tecnici dipendenti di questa Autorità in possesso delle competenze per poter ‘dire la loro’ ai fini di porre in essere processi sulla base del famoso principio di efficienza e efficacia della pubblica amministrazione e si riconduca la realizzazione delle opere nell’alveo istituzionale dell’Ente, chiudendo il lungo periodo di ‘straordinarietà’ che le ha contraddistinte e che è parsa, anche in tal caso, incomprensibile e destrutturante, oltre che demotivante quando non punitiva nei confronti di taluni dipendenti. Tali questioni sono imprescindibili per garantire il lavoro di questo ente e i suoi dipendenti”.
Intanto in una nota unitaria le tre segreterie confederali si sono rivolte alle associazioni dell’autotrasporto genovese per chiedere un incontro in relazione all’appena annunciata applicazione di una congestion fee: “Il maggior disagio in termini di fatica e stress, dovuti all’inevitabile dilatazione dei tempi di lavoro, senza ombra di dubbio va ad impattare sul personale viaggiante che quotidianamente ormai dal crollo del ponte Morandi, passando attraverso la mancata manutenzione autostradale di gallerie e viadotti, che conducono al mare, per terminare con la congestione portuale, li vede travolti da un’infinità di eventi straordinari che minano la sicurezza ed il normale svolgimento dell’attività lavorativa. Per quanto sopra con la presente siamo a richiedervi, per le aziende vostre associate, di definire tra le parti un accordo quadro che veda il riconoscimento al personale viaggiante di quota parte dell’indennità ‘congestion fee’ da voi richiesta alla committenza”.
A.M.
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