L’Adsp di Gioia Tauro vince anche in appello contro Ludoil per i depositi costieri
La società petrolifera perde anche l’appello sul ricorso per il progetto presentato nel 1995 e rilanciato nel 2021 per evitare la restituzione del finanziamento pubblico
Dopo il favorevole giudizio di primo grado, anche l’appello ha arriso all’Autorità di sistema portuale di Gioia Tauro nel contenzioso che la vedeva opposta a Spgt (Società Petrolifera Gioia Tauro, allora facente capo alla famiglia di petrolieri romani Sensi, oggi, in mano al gruppo Ludoil della famiglia Ammaturo, controllante fra l’altro della Sodeco attiva nei depositi costieri di Civitavecchia e della Meridionale Petroli di Vibo Valentia).
“La vicenda – ha ricostruito una nota dell’ente – nasce nel 1995, quando Spgt presenta istanza di concessione alla Capitaneria di Porto di Reggio Calabria. Dopo un’ampia attività istruttoria, l’Autorità Marittima, nel 1997, si esprime con un parziale accoglimento e giunge alla stipula di un atto di sottomissione che prevede la concessione, da parte dell’Amministrazione pubblica, della possibilità di iniziare i lavori, con la riserva di bloccarli di fronte all’esito negativo dell’istruttoria, definendone altresì la conseguente e totale assunzione di responsabilità da parte del privato”.
La pratica si incaglia nella parziale ottemperanza di Spgt alle modifiche e integrazioni progettuali chieste dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, tanto che “nel 2004, l’Autorità Portuale, nel frattempo istituita, prende in carico per competenza la richiesta concessoria e richiede alla Società Petrolifera Gioia Tauro la ripresa dei lavori, fermi dal 2003. Dopo un’accurata disamina della vicenda, nel 2006, l’Ente portuale emana un proprio decreto di decadenza per mancata realizzazione dell’opera e per mancato uso della concessione”.
Il Consiglio di Stato nel 2008 rimette in pista l’aspirante concessionario. “Ma da allora tutto tace e fino al 2017 nessun lavoro viene posto in atto per il completamento dell’opera. Il colpo di scena giunge, dopo 14 anni di fermo, con la richiesta di completamento dell’iter concessorio da parte della ditta, adducendone motivi d’urgenza. Nei fatti, considerata la mancata realizzazione dell’opera, il Mise, titolare del finanziamento pubblico derivante dalla nota e improduttiva legge 488, ne richiede la restituzione dei soldi pubblici con revoca del finanziamento. Ripresa l’istruttoria, l’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio riaggiorna la pratica amministrativa e richiede la produzione documentale, già ripetutamente chiesta alla ditta e mai prodotta. In vista di una eventuale e imminente perdita del finanziamento, la Spgt modifica il progetto riducendo a dieci serbatoi, cambiando la destinazione dell’attività, che da stoccaggio passerebbe al solo trading, e ipotizzando un punto di accosto lungo la banchina nord, destinata altresì ad un uso pubblico polifunzionale. A quel punto, l’Ente istituisce un tavolo tecnico che, nel valutare la nuova proposta, esprime il proprio parere negativo e lo sottopone al Comitato portuale che, a sua volta, avalla la decisione dell’Ente. Gli ultimi passi della vicenda, nel 2021, vedono l’Autorità di Sistema portuale assumere il provvedimento di rigetto dell’istanza originaria, sia per mancanza della progettualità dell’opera che, entrando nella valutazione di merito, per assenza di interesse pubblico dell’intrapresa rispetto all’attuale assetto operativo dello scalo portuale di Gioia Tauro”.
Un provvedimento validato un anno fa dal Tar e ora dal Consiglio di Stato.
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