Il taglio delle targhe prova mette in crisi l’automotive portuale
Allarme di Assiterminal e Ancip: si rischia di scardinare un intero settore. Ministero al lavoro per rimediare
“Per una scarsa conoscenza delle dinamiche operative nei porti l’operatività dell’automotive da oggi rischia di essere gravemente pregiudicata”.
In ordine di tempo l’ultimo grido di dolore è stato lanciato da Assiterminal (insieme ad Anita e Fiap, associazioni dell’autotrasporto), ma la marea ha cominciato a montare nei giorni scorsi a Livorno, non a caso fra i più importanti scali italiani per l’import/export di auto. Oggetto dell’allarme è una riforma del “Regolamento di semplificazione del procedimento di autorizzazione alla circolazione di prova dei veicoli”, entrata in vigore a febbraio ma solo oggi arrivata a spiegare pienamente i suoi effetti.
Fra gli argomenti toccati, infatti, c’è anche il rilascio di targhe prova per “le aziende che esercitano attività di trasferimento su strada di veicoli non ancora immatricolati da o verso aree di stoccaggio e per tragitti non superiori a 100 chilometri”, come quelle che operano abitualmente negli scali italiani. La riforma prevede che non si possa più rilasciare una targa per dipendente, ma una targa ogni cinque dipendenti. Col risultato che, ora che le targhe rilasciate col vecchio regime sono a scadenza, sta emergendo in maniera drammatica un gap fra esigenza e disponibilità di lavoratori abilitati ai trasferimenti.
Da una parte, quindi, il rischio di un congestionamento di piazzali portuali, dato che spostare da essi le auto diviene, a parità di organici, molto più complesso (l’utilizzo di bisarche, in spazi relativamente ristretti e caotici come quelli portuali, sarebbe tutt’altro che agevole). Dall’altra l’ovvio effetto occupazionale, se, rimanendo alla sola Livorno, “le società di navettamento tramite targhe prova sono cinque con un numero targhe prova pari a quasi 140. Il numero complessivo dei dipendenti delle stesse è poco superiore alle 100 unità pressoché dedicate solo a questa attività”, come riportato da Portnews.
Il magazine facente capo all’Autorità di sistema portuale labronica ha dato la parola al segretario generale dell’ente Matteo Paroli: “L’eventuale crisi o congestione del settore movimentazione auto in porto può coinvolgere, a cascata, altre imprese operanti in regime di autorizzazione ai sensi dell’art. 16 della Legge 84/1994 o autorizzate ai sensi dell’art. 68 del Codice della Navigazione, con gravi ricadute occupazionali su oltre 150 dipendenti diretti di settore. Abbiamo scritto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e siamo sicuri che il Dicastero si attiverà quanto prima per risolvere il problema”.
Per Assiterminal “i veicoli nuovi che vengono sbarcati e imbarcati nei porti da e per le navi sono, a tutti gli effetti, ‘merce’ che deve poter essere movimentata come tale, al netto dei meccanismi delle targhe prova che hanno una ratio completamente diversa. Evidente quindi che il nostro settore debba essere regolamentato con modalità a se stanti rispetto a quelle utilizzate dagli autosaloni”.
In allarme anche Ancip, anche se il segretario generale Gaudenzio Parenti è confidente nel “lavoro alacre della Direzione porti e della Direzione Generale del Ministero, subito attivatisi per risolvere l’incomprensione con la motorizzazione. Oltre a un ritocco del Decreto (improbabile) e al possibile riconoscimento della specialità dei porti, esisterebbe a nostro avviso un’altra soluzione, di natura interpretativa, che consisterebbe nel conteggiare, ai fini del complessivo rilascio delle targhe prove, anche il personale dei diversi articoli 17, dal momento che si tratta di lavoratori potenzialmente addetti allo spostamento di auto”.
A.M.
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