“Noli container oltre i 10 mila dollari per due mesi, poi il calo”
Levine (Freightos) descrive come scenario più probabile quello di un picco limitato nel tempo
Prevedere come evolverà nei prossimi mesi il quadro del trasporto via mare dei container – in un contesto ad oggi segnato da crisi geopolitiche, peak season iniziata in anticipo, carenza di equipment, congestione portuale, noli alle stelle e quindi ansie di caricatori e spedizionieri – è una sfida che sta tenendo impegnati molti analisti del settore.
Proprio la risalita delle tariffe, arrivate a oltre i 7mila per i trasporti dalla Cina all’Italia, è una delle preoccupazioni maggiori e un tema su cui gli esperti si stanno cimentando.
Se la possibilità che il loro livello possa arrivare anche ai 20mila dollari per Feu (container da 40 piedi) sulla rotta Asia – Europa viene considerata realistica, alcuni osservatori hanno però chiarito di non ritenerla la più probabile, ma anzi di stimare che il picco delle tariffe sia destinato a durare per al massimo un altro paio di mesi, per poi smussarsi e portare i noli verso livelli più bassi nell’ultima parte dell’anno.
Questo perlomeno è il quadro presentato come più probabile da Judah Levine, responsabile dell’area Ricerca della piattaforma di booking per spedizioni Freightos. Interpellato da Bloomberg, l’analista ha evidenziato che a suo avviso i noli dall’Asia verso Europa e Usa potranno raggiungere i 10mila dollari per Feu nei prossimi mesi. Una possibile salita ulteriore, nella fascia dei 15-20mila dollari già raggiunta durante la pandemia, a suo avviso “non è impossibile” ma richiederà il verificarsi di ulteriori circostanze sfavorevoli. Levine è stato ancora più esplicito, ipotizzando che i livelli possano avvicinarsi ai 15mila dollari ma evidenziando che, nel caso, questo quadro potrà resistere per “mesi, ma non molti” a differenza di quanto visto durante la pandemia.
Chiamato infine a tracciare tre scenari, Levine ha indicato quindi come più probabile un quadro in cui si assista a un rallentamento della domanda, il quale confermerebbe che le aziende occidentali hanno preferito fare scorte in questi mesi (anziché come al solito nel terzo e nel quarto trimestre dell’anno) perché preoccupate per quel che potrà accadere più avanti, in particolare rispetto alla introduzione di nuovi dazi statunitensi per le importazioni dalla Cina, per gli eventuali scioperi portuali negli Usa nonché ancora per il proseguire della crisi del Mar Rosso. In questa ipotesi, la previsione di Freightos è di picchi intorno ai 10mila dollari per il mese in corso e il seguente, con un ammorbidimento in quelli successivi.
L’analista ha comunque descritto anche il worst case scenario, caratterizzato da un perdurare dei dirottamenti delle navi per il capo di Buona Speranza e del livello elevato della domanda, che farà proseguire a lungo la peak season (ma anche la congestione portuale), fino a incrociarsi con le criticità legate al capodanno cinese a fine gennaio 2025. A questa criticità potrebbero sommarsi quelle dovute a scioperi nei porti Usa, con la conseguenza appunto di noli a toccare i record raggiunti nell’era pandemica.
Da citare infine anche lo scenario migliore prospettato dall’analista, basato però su una ipotesi al momento improbabile quale la fine degli attacchi degli Houthi. In questo caso, secondo Levine, dopo qualche mese di aggiustamento si assisterebbe a un drastico calo dei noli, aiutato anche dall’ingresso in attività di nuove navi, con un ritorno delle tariffe per spedizioni via mare dall’Asia verso Usa ed Europa a quota 1.000 dollari, in linea dunque con i livelli del pre-pandemia.
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