Raddoppio di costi in vista per la banchina antemurale di Porto Torres
Il gruppo di minoranza consiliare, temendo una rescissione del contratto, chiede un’audizione in commissione congiunta – Attività Produttive, Ambiente, Portualità – del presidente e del segretario generale della Port Autority
Dopo l’annuncio della firma del verbale della consegna dei lavori alla Sales spa, società che dieci anni fa si aggiudicò l’appalto dei lavori, l’opera strategica da oltre 30 milioni di euro, l’Antemurale dello scalo marittimo di Porto Torres che deve proteggere le banchine dall’agitazione dei venti proveniente dal primo quadrante, corre il rischio di non partire.
Questo è il timore del gruppo consiliare di minoranza, riportato dal media locale Unionesarda.it, che, spaventato dall’importo dei lavori, quasi raddoppiato rispetto a quello previsto inzialmente da Sales, chiede la convocazione di un’audizione per fare il punto sul progetto.
Il passaggio formale era avvenuto il 4 luglio scorso negli uffici dell’Autorità di sistema portuale che oggi sarebbe impegnata nella fase di verifica della revisione prezzi richiesta dalla stessa azienda Sales.
Il gruppo consiliare di minoranza, composto da Bastianino Spanu (primo firmatario), Costantino Ligas, Ico Bruzzi, Ivan Cermelli e Michele Bassu chiede un’audizione in commissione congiunta – Attività Produttive, Ambiente, Portualità – del presidente e del segretario generale della Port Autority, Massimo Deiana e Natale Ditel, per fare chiarezza in merito alla realizzazione delle importanti opere nel porto turritano.
«Parrebbe che la richiesta di revisione prezzi proposta della società Sales all’AdSP potrebbe andare a raddoppiare l’importo dei lavori per la realizzazione dell’opera: da 38 milioni di euro previsti in aggiudicazione di gara si passerebbe a circa 68 milioni, quasi il doppio del prezzo dell’appalto aggiudicato.», sostiene il gruppo di minoranza “La richiesta di revisione prezzi parrebbe essere in fase di valutazione da parte degli uffici preposti. La nostra preoccupazione si fonda sul fatto che se non dovesse essere accettata la richiesta di revisione o un eventuale accordo tra la società Sales Spa e l’AdSP, si potrebbe verificare la rescissione del contratto aggiudicato, con conseguenze gravissime per l’economia, non solo portuale, ma dell’intero territorio.
Per il territorio si temono i risvolti negativi anche per i lunghi ritardi già accumulati causati dalla burocrazia e da un iter dove sono state osservate 21 prescrizioni. Tra queste, ricorda il media locale, quelle ante operam relative ai monitoraggi sulle correnti e sulla presenza di cetacei; ai rilievi topo – batimetrici, alle indagini preventive per la presenza di eventuali residuati bellici, alla caratterizzazione dei sedimenti; per concludere con l’espianto ed il reimpianto, in aree limitrofe a quelle dei lavori, della posidonia. Interventi che hanno inciso notevolmente sulla tabella di marcia del cantiere e, in particolare, sui costi dell’opera rispetto al prezziario stabilito in fase di aggiudicazione della gara d’appalto.
I suddetti elementi sono ora oggetto di riserva da parte dell’appaltatore e verranno affrontati in sede di Collegio Consultivo Tecnico, organo composto da un rappresentante per parte (in questo caso uno per l’AdSP e uno per la Sales) e un presidente (scelto di comune accordo), con funzioni di supporto per risolvere eventuali controversie in fase di esecuzione del contratto.
Per la minoranza consiliare «il porto turritano è oggetto di numerose problematiche che ne impediscono il suo potenziale sviluppo e sullo sfondo emerge il rischio di perdere la grande opportunità per la realizzazione di importanti opere strategiche: l’antemurale di ponente, la darsena pescherecci e la redazione del nuovo Piano Regolatore del porto».
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