Mario Mega si autopromuove per la presidenza dell’Adsp del Mar Adriatico Meridionale
L’ex vertice dell’Adsp dello Stretto si dice pronto e motivato a governare gli scali di Bari, Brindisi, Barletta, Manfredonia e Termoli anche se evidenzia come ci siano “dinamiche che sovraintendono le nomine tipo quelle di Presidente di una Adsp”
“Nei prossimi mesi si concluderanno le procedure per la nomina dei Presidenti di alcune Autorità di Sistema Portuale. Dopo aver concluso il mandato nella AdSP dello Stretto avanzerò nuovamente la mia candidatura e mi giungono molte sollecitazioni per ‘fare di tutto’ per essere nominato nella AdSP del Mare Adriatico Meridionale. Ne sarei onorato, ma non dipende da me!”.
Con queste parole Mario Mega, ex presidente dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto di Messina, ha annunciato la propria autocandidatura inviata al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per guidare la port authority pugliese che governa gli scali di Bari, Brindisi, Barletta, Manfredonia e Termoli.
In un post intitolato “Grazie per gli auspici ma non dipende da me!” l’attuale dirigente dell’Adsp pugliese ha scritto quanto segue:
“Preferisco rendere pubblica la mia risposta anche per smentire qualche maldicenza che mi è stata riferita circa il fatto che non sarei interessato più a una nomina di questo tipo puntando chissà a qualche altro ruolo di maggior prestigio.
Nella mia vita professionale ho sempre cercato di dare il massimo nel ruolo che mi veniva assegnato via via da chi ha creduto e investito in me.
Ovviamente ho seguito le mie aspirazioni e ricoperto tutti i ruoli possibili nel tipo di Ente pubblico in cui lavoro da oltre venti anni acquisendo competenze e conoscenze nel settore che mi consentono di non temere alcuna sfida in questo campo.
Bisogna però essere realisti e prendere atto delle dinamiche che sovraintendono le nomine tipo quelle di Presidente di una Adsp per cui non basta essere esperti e competenti.
Certamente mi farebbe molto piacere e sarei onorato di essere individuato come Presidente della mia AdSP, cioè di un ente che ho contribuito a creare e di cui conosco, penso meglio di tanti altri, criticità e punti di forza.
Non sarebbe facile, di sicuro, subentrare al Presidente Patroni Griffi, che tanto ha fatto per i nostri porti, ma sono certo che con il mio approccio, fatto soprattutto di dialogo con i territori e di ricerca delle migliori soluzioni per uno sviluppo portuale condiviso con essi, si potrebbero consolidare alcuni obiettivi già raggiunti e disegnarne di nuovi.
I porti sono entità complesse perchè occorre conciliare le esigenze degli operatori con quelle dei territori che li ospitano e che si aspettano soluzioni a volte molto differenti.
La mia ultima esperienza sullo Stretto di Messina mi ha insegnato che, tuttavia, con un dialogo franco, onesto e rispettoso dei ruoli con tutti gli attori in gioco, in primis con i rappresentanti delle Istituzioni locali, è possibile trovare punti di mediazione e disegnare uno sviluppo portuale sostenibile e vicino alle esigenze dei territori.
Sbaglia chi pensa che esista sempre una sola soluzione ad un problema. Da tecnico, quale poi alla fine sono, so bene che non è così e che affezionarsi alle proprie idee, magari cercando di imporle in punta di diritto, rischia di essere il peggior approccio per raggiungere grandi obiettivi.
Il DPSS (Documento di Programmazione del Sistema Portuale) che è stato approvato per l’AdSP dello Stretto nelle ultime settimane del mio mandato, è stato predisposto con un lungo lavoro di confronto con ben sette amministrazioni comunali e due regionali e ha disegnato, alla fine, uno scenario di sviluppo dei Porti dello Stretto mai pensato prima di allora e nel quale ogni porto avrà un suo ruolo ben definito e complementare agli altri.
Il confronto non è stato sempre semplice ma, alla fine, è stata trovata la quadra e ammetto che le modifiche richieste alla proposta iniziale non sono state una mediazione al ribasso ma hanno corretto alcuni nostri errori di lettura di aspettative dei territori poi meglio chiarite dai loro rappresentanti.
Così come non è detto che operare in continuità non voglia dire poter rivedere alcune scelte, anche radicalmente, se questo serve per raggiungere altri obiettivi magari più sfidanti.
Chi mi ha seguito negli ultimi anni sa bene che quello che dico l’ho fatto e che certamente sarei pronto a rifarlo nel rispetto della Legge e con la massima trasparenza.
Quindi, nessuna aspirazione a chissà quale altro incarico. Solo la messa a disposizione di una professionalità e di una esperienza maturate in banchina a diretto contatto con gli operatori, i lavoratori portuali e le Istituzioni che i porti utilizzano e amministrano.
Sperando, questa volta, di poterlo fare nella mia Regione e per i porti che meglio conosco. Se non sarà così me ne farò una ragione, continuando a fare il lavoro che faccio e che mi piace sempre di più, sperando che il prescelto riesca a fare anche di meglio.”
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