Ecco le motivazioni della bocciatura del nuovo bacino proposto dal cantiere Amico & Co. a Genova
Il provvedimento di rigetto dell’Adsp conferma l’incompatibilità col Piano regolatore portuale e l’interessamento della Regione Liguria al progetto
“Istanza non conforme al Piano regolatore portuale”. È questa la motivazione formale con cui l’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale ha rigettato la proposta del cantiere nautico Amico&Co di realizzare in partenariato pubblico-privato un nuovo un bacino di carenaggio coperto destinato a yacht di grandi dimensioni nell’area delle riparazioni navali del porto di Genova. Lo si apprende dalla pubblicazione avvenuta oggi del provvedimento, approvato dal Comitato di gestione dell’ente circa un mese fa.
Del resto la difformità dal Prp era cosa pubblicamente evidente fin dai primi passi dell’operazione e nota ovviamente ad Amico, che auspicava (e verosimilmente prospettava formalmente nell’istanza ad Adsp) una modifica ad hoc.
Sul punto specifico il decreto firmato dal commissario straordinario dell’Adsp Massimo Seno non approfondisce il perché non sia stata valutato un intervento sul Prp e si limita a spiegare come la “proposta – necessitando di un approccio multidisciplinare – è stata oggetto di approfondimenti da parte dei vari uffici dell’ente competenti”.
Che, riunitisi alla fine di maggio, hanno riscontrato “carenze documentali rispetto ai contenuti di un Pfte (Piano di fattibilità tecnico economica) ai sensi del D.Lgs. 36/2023, sia per i profili tecnici sia per quelli economici” ed evidenziato “come la proposta di finanza di progetto, nella localizzazione individuata, non risulti conforme alla disciplina pianificatoria vigente e, in particolare alle previsioni dell’ambito RFK5 dell’area territoriale Riparazioni Navali Fiera Kennedy del vigente Piano Regolatore Portuale”.
Accenno (ma non in chiave motivazionale), infine, alle “interferenze spaziali e temporali della proposta di finanza di progetto con le attuali procedure comparative demaniali in itinere, avviate a seguito di procedura ad evidenza pubblica antecedente la presentazione della proposta in oggetto”. Il riferimento è alle istanze presentate per parte delle stesse aree dal cantiere T.Mariotti, da subito avverso al progetto di Amico, nonché da Sarimi (controllata della stessa Amico che già opera sugli specchi acquei in questione e ha recentemente chiesto rinnovo della licenza).
Oltre a ciò il documento dà conto esplicito del nesso, finora ufficioso, fra la proposta di Amico e lo stanziamento da parte della Regione Liguria di un finanziamento da 20,5 milioni di euro per l’opera (a valere sui fondi statali di sviluppo e coesione – Fsc), facendo riferimento a una “nota mail del 27/09/2023 ad opera della Regione Liguria afferente al cronoprogramma e piano finanziario degli interventi Fsc”, alla “corrispondenza intercorsa tra la Regione Liguria e questa Autorità” e alla “acquisizione del Codice Unico di Progetto C31I23000190009, presso il comitato interministeriale per la programmazione economica”.
Segno in particolare quest’ultimo dell’interesse della Regione per il progetto del cantiere di Alberto Amico, nel frattempo iscritto, con l’accusa di corruzione (per vicenda differente da quella del bacino) dell’ex governatore Giovanni Toti, fra gli indagati dell’inchiesta della Procura di Genova che a novembre porterà al processo proprio di Toti oltre che dell’ex presidente dell’Adsp Paolo Emilio Signorini e dell’imprenditore Aldo Spinelli.
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