Zeno D’Agostino salta la barricata e passa nel privato
L’ex presidente del porto di Trieste e attuale presidente di Espo nominato al vertice di Technital, progettista delle maggiori opere portuali italiane appaltate a Fincosit
La vicinanza a casa, si mormorava da che il veronese Zeno D’Agostino dopo 9 anni decise di lasciare, qualche mese prima della scadenza, la guida dell’Autorità di sistema portuale di Trieste e Monfalcone, sarebbe stato un fattore di peso nella scelta della propria futura destinazione, atteso che per quello che è ritenuto uno dei più apprezzati manager pubblici in ambito di portualità e logistica ci sarebbe stato l’imbarazzo della scelta.
Non sorprende quindi che, mai arrivata (o mai resa nota e comunque snobbata) la chiamata dal settore pubblico, forse per il filo che da sempre lo lega, politicamente, più ad ambienti di centrosinistra che non all’attuale maggioranza di Governo (seppur capace di imbastire rapporti proficui con le amministrazioni di centrodestra con cui s’è misurato nel tempo), D’Agostino abbia accolto la profferta della concittadina Technital.
La società d’ingegneria di Verona ha infatti reso noto oggi di aver nominato D’Agostino presidente, come successore di Alberto Scotti (prima amministratore delegato e poi presidente) che dopo 38 anni di gestione, assumerà il ruolo di vicepresidente e accompagnerà l’inserimento di D’Agostino fin a quando sarà ritenuto necessario.
Technital, che tra le varie opere ha progettato anche il Mose per la difesa di Venezia, con Zeno D’Agostino, “che ha vasta esperienza nazionale e internazionale”, riporta una nota della società, intende “dare un nuovo impulso al suo sviluppo, nella continuità e in aderenza alle nuove esigenze del mercato dell’ingegneria”. “Grande soddisfazione” ha espresso lo stesso D’Agostino, “contento di affrontare una nuova avventura professionale vicina “a casa, vicina alla mia famiglia”. Il manager ha spiegato che valuterà nei prossimi giorni l’opportunità di dimettersi dalla presidenza di Espo, associazione delle autorità portuali europee, un mandato che scadrà a novembre.
La nuova “avventura” professionale gli consentirà, ad ogni modo, di tenere più d’un piede nei porti italiani. Con la vistosa eccezione di Trieste (dove fra 2004 e 2006 si occupò però della redazione di un masterplan portuale), Technital, infatti, che in curriculum annovera fra le altre cose il Mose di Venezia e la piattaforma Apm Terminals di Vado Ligure, ha partecipato alla progettazione dei maggiori progetti infrastrutturali oggi in corso negli scali nazionali, dalla nuova diga foranea del porto di Genova alla Piattaforma Europa di Livorno, dal cosiddetto ribaltamento a mare di Sestri Ponente (la realizzazione del nuovo maxibacino per il cantiere navale genovese di Fincantieri) al progetto Hub di Ravenna al nuovo terminal ro-ro di Cagliari.
In tutti questi progetti fra gli appaltatori risulta esserci Fincosit, che appartiene alla famiglia di costruttori di origini veronesi Mazzi. Formalmente Technital appartiene invece a due fiduciarie, ma svariate sono le testimonianze di un legame con la proprietà di Fincosit, a partire dai verbali degli interrogatori a Giovanni Mazzacurati e Piergiorgio Baita, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova e ex amministratore delegato dell’impresa di costruzioni Mantovani, al centro (come Grandi Lavori Fincosit) dell’inchiesta sulle tangenti del Mose, per cui proprio Alessandro Mazzi patteggiò due anni, 4 milioni di euro di risarcimento e sospensione condizionale della pena.
A.M.
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