E. Grimaldi precisa: “Nessuna Opa, su Hoegh Autoliners solo un ottimo investimento finanziario”
Il numero uno del gruppo armatoriale partenopeo tiene a sottolineare che la sua scalata nell’azionariato della shipping company norvegese è dettata solo da ragionamenti speculativi
Prima di partire per il porto greco di Heraklion, dove domani si terrà una cerimonia di consegna al suo gruppo dello scalo appena acquisito, Emanuele Grimaldi ha letto le notizie emerse a proposito della sua quota azionaria personale salita dal 5 al 10% in Hoegh Autoliners e si affretta a precisare che “non c’è nessuna velleità di avviare una scalata. Si tratta di un investimento finanziario personale fatto perché credo nel settore e nel ritorno di questa azienda, nel business del trasporto via mare di auto”. A SHIPPING ITALY l’esperto armatore partenopeo tiene a sottolineare che “al momento non c’è un interesse a fare un’acquisizione, altrimenti l’operazione l’avrebbe fatta Grimaldi Group e non il sottoscritto personalmente. Sto solo investendo bene i miei denari”.
L’acquisto del 10% di Hoegh Autoliners gli è costato circa 200 milioni di euro ma Grimaldi è convinto di questa strategia d’investimento nel lungo termine avendo già visto crescere in un anno di 120 milioni le quote rilevate non solo in questa società ma in altre aziende armatoriali attive nel business automotive fra cui Gram Car Carriers (azienda sulla quale ha lanciato un’Opa la Msc di Gianluigi Aponte), Wallenius Whilelmsen e altre.
Di Hoegh Autoliners l’imprenditore napoletano loda sia il top management (“in particolare l’amministratore delegato Andreas Enger”) che il primo azionista (“la famiglia Hoegh è molto seria e in passato è stata socia di primari player come Maersk”) e soprattutto vede prospettive di crescita molto interessanti per il titolo dal momento che l’azienda genera profitti annuali da 600 milioni di dollari, con un Ebitda di 736 milioni e a fronte di ricavi pari a 1,44 miliardi. Il suo valore alla Borsa di Oslo è oggi di 2,2 miliardi, poco evidentemente per una società che sta guidando la corsa all’innovazione nel settore e che opera con una flotta di oltre 30 navi a cui si aggiungono una dozzina di nuove costruzioni già commissionate ai cantieri.
“L’innovazione e la sfida verso la decarbonizzazioni la possono guidare solo i grandi player come loro o come noi di Grimaldi Group che abbiamo avviato un piano d’investimenti di 17 navi da 9.000 Ceu (car equivalent unit, ndr) di portata, l’ordine di car carrier più grande della storia” aggiunge Emanuele Grimaldi. Quest’ultimo, nonostante i dazi incrociati che rischiano di rallentare i traffici di automobili fra Asia ed Europa, si dice convinto che le prospettive per il business del trasporto via mare di veicoli nuovi siano particolarmente incoraggianti. “Siamo di fronte a una rivoluzione senza precedenti” è la conclusione. “Dopo il Covid, e grazie alla spinta della Cina, siamo passati – spiega – da un traffico di 400mila auto all’anno a uno di 400mila mezzi al mese spediti via mare e di lavoro per noi armatori ce ne sarà fino al 2050 perché in giro per il mondo esistono 2 miliardi di auto da sostituire e da togliere dalle strade”.
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