Anche Confetra critica sulla riforma dei Porti Spa
De Ruvo denuncia la mancanza di confronto con le categorie produttive e l’incongruenza con l’autonomia differenziata
A distanza di qualche settimana dalle ultime scintille, la riforma della portualità ventilata a più riprese da esponenti dell’esecutivo torna ad accendere gli animi fra le associazioni di settore.
“Il Governo sembra volerne cambiare radicalmente lo schema di riferimento senza un confronto serio con gli stakeholder” ha denunciato in una nota Confetra, la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica.
“In quest’ultimo periodo si stanno moltiplicando gli annunci del Governo sulla riforma delle Adsp, ma le anticipazioni ci lasciano interdetti e sorpresi” ha affermato il presidente di Confetra Carlo De Ruvo: “L’idea di riformare le Adsp, infatti, era stata annunciata mesi dopo l’insediamento dell’attuale Governo e il Parlamento aveva poi avviato audizioni su proposte di risoluzione presentate da vari Gruppi, con posizioni espresse dalle rappresentanze, tra cui Confetra, che puntavano a recuperare una rafforzata competenza centrale pubblica che guidasse l’assestamento e lo sviluppo dell’insieme del sistema portuale nazionale”.
La stessa Confederazione, infatti, si era già espressa a luglio scorso sulla riforma della governance portuale individuando priorità e criticità da sanare. “Parallelamente, rispetto alla proposta di avviare alcune privatizzazioni, è stata avanzata l’ipotesi di includervi i porti, senza considerare il confronto parlamentare in atto e senza offrire elementi su come procedere. Senza contare che nel frattempo, si è arrivati ad approvare definitivamente la legge sull’autonomia differenziata, che offre a ciascuna regione la possibilità di acquisire la competenza legislativa esclusiva sui porti, ma nessuno ha spiegato come questo provvedimento avrebbe operato sul dibattito in corso tra Governo e Parlamento in tema di riforma portuale” ha stigmatizzato ancora De Ruvo.
“Non solo. Più recentemente, è stato annunciato dal Governo che si starebbe lavorando alla creazione di una holding pubblica, Porti spa, col trasferimento dallo Stato delle aree portuali demaniali per attribuire a una entità formalmente di proprietà pubblica i compiti di indirizzo e controllo e per aprirla alla partecipazione privata, senza chiarire come affrontare le criticità concorrenziali in cui già versa il sistema marittimo-portuale. Ma a cosa serve questa soluzione? Non a incassare risorse per il bilancio dello Stato né a risolvere le attuali criticità competitive e di funzionamento del sistema portuale. Se sono queste le linee guida – ha concluso De Ruvo – esprimiamo il più profondo dissenso e chiediamo quanto prima al Governo di aprire con imprese e lavoratori un dialogo serio, organico e circostanziato sul tema”.
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