“L’industria marittima italiana vale 13 miliardi ma arriverà a 16 entro il 2030”
Secondo un’analisi di Sace il comparto nautica e cantieristica navale è molto frammentato – circa il 70% delle imprese conta meno di 10 addetti – e la filiera particolarmente articolata e caratterizzata da lavorazioni artigianali molto personalizzate
Secondo l’analisi elaborata dall’Ufficio Studi di Sace (Focus on dal titolo “Il settore nautico va a gonfie vele e punta sempre più alla sostenibilità”) sul business marittimo italiano, con un’attenzione particolare alla sua crescita economica e al percorso di transizione sostenibile, l’ecosistema nazionale è composto da oltre 1.500 imprese attive (pari al 17% di tutte le imprese del settore presenti in UE) che impiegano circa 32.000 lavoratori, generando un fatturato complessivo di 13 miliardi di euro, con una proiezione di crescita fino a 16 miliardi entro il 2030. Il settore è molto frammentato – circa il 70% delle imprese conta meno di 10 addetti – e la filiera particolarmente articolata e caratterizzata da lavorazioni artigianali molto personalizzate. La crescita media del 3,8% annuo è ben superiore all’1,2% atteso per il comparto manifatturiero.
L’importanza della nautica nella composizione dell’export italiano (nei settori crociere, commerciale e diporto) è aumentata rapidamente nel tempo, passando da meno dello 0,6% delle esportazioni di beni nel 2013 all’1,4% in dieci anni, superando i 9 miliardi di euro nel 2023 grazie a una crescita in media pari al 14% l’anno, superiore a quella dell’export italiano nel suo complesso e generalizzata a tutti i principali segmenti: le navi da crociera hanno superato i 4 miliardi nel 2023, con un incremento medio annuo del 19%, la nautica da diporto è cresciuta a doppia cifra (+11%), mentre le navi commerciali – meno orientate all’export e di dimensioni più modeste – hanno superato i 600 milioni, con una crescita decennale del 16% in media. L’Italia detiene il 23% della quota di mercato globale delle imbarcazioni da diporto e il 34% di quella relativa alle navi da crociera, consolidando il suo ruolo di protagonista a livello internazionale.
L’Italia è tra i primi esportatori di navi e imbarcazioni al mondo, con una quota sull’export globale pari al 7,6% dietro solo a Cina e Corea del Sud. A differenza dei Paesi asiatici – specializzati soprattutto nella nautica commerciale, nelle navi cisterna e nei rimorchiatori – l’expertise dell’Italia insiste sui segmenti della nautica da diporto e del crocieristico. In entrambi i comparti il Made in Italy si colloca infatti primo a livello mondiale, con quote di mercato significative grazie soprattutto all’elevato know-how, alla creatività e alla qualità delle lavorazioni e a una filiera domestica di altissimo valore.
Gli ordinativi di nuove navi sono tornati ad aumentare: delle 55 navi attualmente in costruzione, 25 saranno prodotte in Italia, per un giro d’affari di oltre 17 miliardi di euro. Le esportazioni hanno toccato quota 4 miliardi nel 2023, grazie a una crescita del 16% che ha coronato un triennio record. Le aspettative degli operatori per il 2024 segnano addirittura un +83% per il segmento superyacht. L’Italia detiene il primato anche in termini di ordinativi, con 600 yacht commissionati contro i 132 della Turchia, principale concorrente.
La transizione sostenibile è una sfida cruciale per il settore, che sta investendo in fonti alternative di propulsione, ad esempio GNL (Gas Naturale Liquefatto), metanolo e celle a combustibile, ma anche in tecnologie sostenibili quali il cold ironing (sistema per fornire energia elettrica alle navi attraccate nel porto da terra lasciando spenti i motori principali e ausiliari) i sistemi di desalinizzazione, il trattamento dei gas di scarico e dei rifiuti, lo sviluppo di scafi a bassa frizione. In tale ottica l’intelligenza artificiale sarà una leva strategica, permettendo, ad esempio, la pianificazione di rotte più efficienti in base alle condizioni meteorologiche e alle correnti marine e quindi riducendo i consumi e le emissioni, prevedendo e prevenendo guasti e consentendo di operare interventi mirati, con benefici in termini di tempi e costi.
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