La vasca di colmata di Taranto non è stata ‘bocciata’ dal collaudatore
La decisione dell’Adsp pugliese di ricostruire ex novo presa sulla base delle valutazioni del nuovo appaltatore (Fincosit) e in autonomia dall’organo deputato a valutare il lavoro pregresso
Riceviamo e pubblichiamo la seguente precisazione dall’Ing. Alfredo Principio Mortellaro,
in veste di presidente della Commissione di collaudo e Collaudatore statico della vasca di colmata in corso di realizzazione nel porto di Taranto dal 2016:
Egregio Direttore,
la presente richiesta di rettifica fa riferimento all’articolo in oggetto pubblicato in data 18 settembre dal titolo (Le strade di Alessandro Becce e di Yilport a Taranto si sono già separate nel quale, richiamando passi di un precedenti articolo del 2 agosto 2024 si afferma quanto segue: “L’Autorità di sistema portuale e Fincosit, chiamata come seconda classificata a valutare il lavoro svolto dall’appaltatore originario della vasca di colmata destinata ad ospitare i fanghi (Partecipazioni Italia – Webuild), avrebbero confermato quanto già aveva rilevato il collaudatore in merito alla totalmente erronea esecuzione dell’opera, ovvero la necessita di una sua ricostruzione ex novo da affidare alla stessa Fincosit, con un esborso stimato in oltre 200 milioni di euro”.
In ordine a tali affermazioni, che inducono ad attribuire allo scrivente nella veste di Collaudatore dell’opera valutazioni mai espresse, si chiede a termini di normativa (art..8 della legge n. 47/48) una rettifica utile a ricostruire correttamente la vicenda dovendosi escludere l’attribuzione delle citate affermazioni allo scrivente in quanto mai rese e per le seguenti circostanze di fatti.
Lo scrivente ha, nel recente passato, solo confermato quanto già riscontrato dalla Direzione lavori e riconosciuto dallo stesso appaltatore Astaldi circa la presenza di numerose gravi difformità in alcune parti dell’opera e quindi sulla necessità di effettuare “adeguati interventi di riparazione” utili a garantirne le prestazioni statiche ed idrauliche indicate in Progetto Esecutivo.
Accade invece che al fine di risolvere dette difformità l’esecutore ha successivamente effettuato numerosi interventi di riparazione, alcuni, come quelli effettuati sul marginamento a mare, in assenza di una preventiva progettazione, senza tenere conto delle criticità segnalate da questo Organo di collaudo e dalla D.L., e al di fuori dei normali controlli in fase di esecuzione, ma soprattutto, una volta terminati, si è rifiutato di effettuare le prove di verifica globale di perfetta esecuzione richieste dalla D.L e dalla Commissione di collaudo. Anche per tale motivo, come probabilmente noto, l’Autorità portuale ha quindi rescisso il Contratto.
A valle della rescissione del contratto con Astaldi–Partecipazioni Italia, l’Autorità Portuale ha quindi autonomamente deciso di affidare a Fincosit, nuovo appaltatore subentrato, l’effettuazione di un set ridotto di prove su due piccole sezioni del marginamento a mare, avendo ritenute dette prove idonee a confermare l’intervenuta risoluzione delle numerose difformità già riscontrate in detto marginamento.
In ordine a dette prove va detto che la Commissione di collaudo ne ha ripetutamente contestata l’utilità, sia per la loro palese insufficienza che per le modalità di esecuzione e non ultimo l’elevatissimo costo e ha ripetutamente richiesto alla Stazione appaltante e al Rup (responsabile unico del procedimento) l’esecuzione delle stesse identiche prove di verifica prestazionale già ordinate ad Astaldi, già originariamente previste in progetto e di costo estremamente contenuto.
Trattasi di prove che riguardano tutte le componenti dell’opera e i relativi non meno importanti impianti. non potendosi prescindere da una valutazione globale della prestazione idraulica dell’intera cassa e del perfetto funzionamento degli impianti prima di autorizzare il conferimento dei materiali dragati, che però inspiegabilmente no, sono state ancora appaltate nonostante i solleciti ad adempiere ripetutamente fatti dall’organo di Collaudo al Rup e alla Sa.
Tanto ricostruito è evidente che l’organo di collaudo, dopo l’esecuzione degli interventi di riparazione, non è mai stato nella condizione di potere esprimere alcuna valutazione di corretta esecuzione delle diverse componenti dell’opera, mancando le necessarie verifiche da effettuare sotto il proprio controllo e per tali motivi non poteva affermare e non ha mai affermato la “totalmente erronea esecuzione dell’opera” né tantomeno “la necessita di una sua ricostruzione ex novo da affidare alla stessa Fincosit”.
Per quanto noto, le uniche valutazioni fatte sugli esiti delle prove realizzate da Fincosit, che preme ribadire hanno riguardato due brevi tratti del marginamento a mare, sono quelle rese al Rup dagli esperti che lo supportano riassumibili nei seguenti termini conclusivi: “(…) Si ritengono opportuni, tuttavia, interventi tesi a cercare di migliorare il comportamento complessivo dell’opera sia in termini di comportamento statico che in termini di tenuta idraulica, anche in vista degli usi previsti per la cassa. Andranno in ogni caso commisurate le scelte progettuali relative agli interventi in funzione degli effettivi miglioramenti conseguibili”.
Sorprende quindi che:
- in presenza di prove così limitate, condotte su minimi tratti del marginamento a mare e trascurando altre rilevanti opere ed impianti realizzati e non ancora controllati;
- sulla base delle su riportate valutazioni fatte dagli esperti al Rup che riguardano solo il marginamento a mare e non sembrano confermare una situazione di totale criticità;
- in carenza di una pronuncia dell’organo di collaudo, unico soggetto deputato dalle norme alle valutazioni finali di conformità e accettabilità o meno dell’opera ovvero di necessaria esecuzione di interventi di riparazione;
l’articolo riferisca di una provata “totalmente erronea esecuzione” dell’opera e della “necessità di una sua ricostruzione ex novo” attribuendone la paternità allo scrivente Collaudatore.
Da stigmatizzare altresì la notizia del su riferito costo di detta ricostruzione, indicata in oltre 200 milioni di euro (circa 4 volte l’importo iniziale di quanto appaltato) ove si consideri che i lavori di completamento dell’opera devono trovare una compiuta e documentata giustificazione tecnica, che per quanto detto non sembra essere stata acquisita; devono inoltre essere coerenti con la progettazione iniziale e utili a conseguire gli obiettivi del progetto già appaltato; da ultimo devono essere compatibili con le risorse disponibili, che, per quanto noto, sommano meno di 30 milioni e quindi di un ordine di grandezza inferiore.
Inoltre l’articolo non spiega come siano stati calcolati da Fincosit detti importi di ricostruzione (nessuna quantificazione/progettazione è sinora pervenuta a questo Organo di collaudo) ovvero se in detti costi sia stata prevista la ricostruzione del solo marginamento a mare in quanto unica parte oggetto di prove, restando quindi esclusi il rifacimento del marginamento a terra e la ricostruzione degli impianti di trattamento acque della vasca, anche perché non indagati con le prove eseguite, e ancora con riferimento alla opere non realizzate da Astaldi ma inizialmente comprese nell’affidamento risolto. Né se in detta somma Fincosit abbia previsto l’esecuzione del solo dragaggio o anche la realizzazione degli impianti di dewatering del materiale conferito in vasca e la sistemazione finale della stessa vasca per renderla fruibile agli usi previsti.
Si fida in un cortese sollecito riscontro in termini di esaustiva rettifica di quanto erroneamente attribuito allo scrivente e alla Commissione di collaudo con la necessaria adeguata visibilità.
Ing. Alfredo Principio Mortellaro
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