Dark fleet e danni ambientali, è allarme
Si moltiplicano le segnalazioni di operazioni ship-to-ship, con il coinvolgimento di navi bannate, che hanno causato sversamenti non monitorati né trattati
Cresce la preoccupazione a livello mondiale i dannosi cascami ambientali dell’ampliamento della flotta cosiddetta dark fleet, quella cioè costituita per aggirare divieti e sanzioni ai traffici marittimi, moltiplicatisi con l’aumentare delle crisi geopolitiche di questi anni.
Diversi i casi segnalati nelle ultime settimane. TankerTrackers.com, uno dei principali osservatori mondiali di movimenti di merci illecite, ha tracciato ad esempio una recente operazione ship-to-ship tra due aframax vicino alle coste di Kuwait, Iraq e Iran, con immagini satellitari che mostrano una fuoriuscita di 5 km pari, secondo gli analisti, a circa 5.400 barili di petrolio.
“Queste fuoriuscite si verificano regolarmente e non vengono segnalate” ha affermato TankerTrackers.com in un post recente. Molti paesi, soprattutto in Europa, hanno cercato di scoraggiare le operazioni ship-to-ship della dark fleet con risultati alterni, in quanto le petroliere tendono a trovare rapidamente nuove aree nelle vicinanze per effettuare i loro scambi di merci.
Ad esempio, la società di analisi dati israeliana Windward ha recentemente rilevato un nuovo hub ship-to-ships nel Mar Egeo tra Lesbo e Chio. Ciò è avvenuto dopo che le operazioni di quel genere al largo del precedente hotspot delle petroliere russe, Kalamata, sono cessate.
Dal primo maggio scorso secondo fonti militari la marina greca ha messo fuori gioco, nelle acque internazionali a sud-est delle isole del Peloponneso, sei miglia nautiche dalla costa della Laconia, un’ampia area molto frequentata negli ultimi due anni da petroliere sospettate di essere usate per bypassare l’embargo alla Russia. Altre aree europee utilizzate per questo genere di traffici – e quindi soggette ad alto rischio di sversamento di sostanze dannose per l’ambiente marino – sarebbero secondo fonti di stampa internazionale quelle al largo di Augusta, in Sicilia, e nel Baltico.
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