Castalia diserta la gara per l’antinquinamento marino del Ministero dell’Ambiente
A vuoto il procedimento che punta ad assegnare un contratto di due anni (più due di proroga) a fronte di un budget da 43,4 milioni di euro
Tutto da rifare nella gara indetta dal Ministero dell’Ambiente – dal valore di 43,4 milioni di euro – per aggiudicare il servizio di antinquinamento marino per i prossimi due anni. Il procedimento, ha reso noto il dicastero, si è infatti concluso senza che siano presentate offerte. A fare notizia è in particolare la scelta di non farsi avanti di Castalia, il ‘consorzio delle navi gialle’ che vede riuniti molti nomi dell’armamento italiano e che da tempo ha in carico il servizio (l’ultima aggiudicazione risale al 2019).
In attesa di capire quali saranno i prossimi passi del ministero guidato da Pichetto Fratin per assegnare l’attività (che include sia la risposta in caso di inquinamento, sversamenti di idrocarburi, sia la raccolta del marine litter), può essere utile passare in rassegna i quesiti posti nel procedimento ora chiuso dai potenziali interessati (e resi noti in forma anonima), per provare a comprendere quali punti possano essere stati visti come critici (dall’operatore incumbent o da altri eventuali interessati).
Tra questi, non dovrebbero esserci quelli relativi alla nazionalità dell’equipaggio. I tecnici del ministero, nelle loro risposte, hanno infatti chiarito che questa – stante il rispetto della normativa vigente – potrà essere anche non italiana e che comunque non saranno richieste ai marittimi qualifiche o simili ad attestarne il livello di conoscenza della lingua. Restando sul tema della nazionalità, i tecnici hanno inoltre chiarito che il bando non esclude l’impiego di unità navali battenti bandiera comunitaria (il quesito era riferito in particolare a possibili armatori di paesi Ue, “segnatamente Cipro e Malta”), né quello di marittimi extra-comunitari. Piuttosto, potrebbe avere rappresentato un ostacolo per un eventuale nuovo entrante la presenza di una clausola sociale, che – è stato chiarito nella stessa occasione – va intesa come l’indicazione di prevedere l’assorbimento “prioritario, nell’organico dell’aggiudicatario, del personale già operante alle dipendenze dell’aggiudicatario uscente”. Nella sede dei chiarimenti ai quesiti posti dagli operatori economici, il ministero ha inoltre confermato come non esistessero nel bando prescrizioni “circa la velocità minima espressa in nodi per le unità”, ribadendo però che quello fornito dall’aggiudicatario dovrà essere un “servizio di pronto intervento”.
Tornando al bando, da ricordare che questo punta ad affidare un contratto della durata di due anni (più eventuale proroga della stessa durata) a fronte di un corrispettivo economico di 43,4 milioni di euro, per una attività da attuarsi con almeno 30 mezzi specializzati, in via esclusiva, a cui in caso di necessità – ovvero di episodi più gravi – dovranno aggiungersi due motocisterne con stoccaggio minimo da 800 metri cubi. In particolare il bando richiedeva almeno 10 unità di altura per operazioni di antinquinamento e 20 unità costiere per attività di contenimento di idrocarburi e raccolta di marine litter. In aggiunta l’appaltatore dovrà fornire una rete di terra comprendente magazzini, con relative scorte di attrezzature, organizzando il personale sulla base di una centrale di riferimento che avrà il ruolo di interfacciarsi direttamente con il Ministero e altre sedi periferiche.
F.M.
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