Rimorchio portuale a Taranto di nuovo sul piede di guerra
Ugl Mare proclama 12 ore di sciopero: “Con le modifiche a equipaggi e turnazione a rischio la sicurezza dello scalo”
Rimonta la tensione nelle acque del porto di Taranto in merito alla vertenza che vede contrapposti Rimorchiatori Napoletani e le rappresentanze dei lavoratori su taglio degli equipaggi e modifica della turnistica adottati dall’armatore per fronteggiare il calo di domanda del servizio di rimorchio indotto dalla crisi del polo siderurgico
Lo strappo è arrivato dalla Ugl Mare, con una dichiarazione di sciopero di 12 ore per il 22 ottobre: “Le motivazioni alla base della nostra decisione sono gravi e non possono essere accettate come normali pratiche aziendali. Siamo di fronte a una situazione in cui le aziende, dopo aver ottenuto concessioni e appalti, operano sistematicamente tagli al personale per proteggere i propri interessi, senza affrontare in modo costruttivo le problematiche connesse. Ogni nostro tentativo, compresa la presentazione di una piattaforma rivendicativa, è stato ignorato”.
Cosi il segretario generale di Ugl Taranto descrive i termini della vertenza: “L’azienda ha inviato un’informativa su un nuovo cambio di turnazione che non è stato condiviso con le organizzazioni sindacali. Questo cambio prevede turni di lavoro di 12 ore consecutive per più giorni, trasformando lo straordinario in un obbligo sistematico, programmato per un intero anno di lavoro. Così facendo, le ore di lavoro mensili aumenterebbero a oltre 210 con picchi di oltre 240 ore, ben al di sopra delle 173 ore previste dal contratto, mettendo a serio rischio la sicurezza e la salute dei lavoratori. Inoltre, per ridurre il monte ore di straordinario, l’azienda ha inserito una pausa pranzo di due ore durante le 12 ore di lavoro, diminuendo il servizio di rimorchio del Porto di Taranto da 24 a 20 ore giornaliere e allo stesso tempo vorrebbe obbligare i lavoratori a restare per due ore sui rimorchi, senza essere retribuiti. Un’assurdità che metterebbe a rischio la continuità operativa del porto e la sicurezza stessa delle operazioni portuali. Oltre al mancato rispetto degli accordi integrativi firmati nel 2013 e nel 2018, l’azienda non rispetta nemmeno i diritti fondamentali dei lavoratori, come la concessione del congedo parentale e del terzo giorno di permesso”.
Da qui l’iniziativa di protesta e la richiesta di “intervento urgente delle autorità portuali” al fine di “bloccare questa pretesa insensata che mette in pericolo non solo i lavoratori, ma anche la sicurezza delle operazioni nel Porto di Taranto”.
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