I traffici del Terminal Darsena Toscana tornano ad accendere gli animi a Livorno
I componenti dell’Organismo di partenariato contestano un passaggio del Pot ritenuto troppo morbido nei confronti del piano d’impresa della banchina in concessione a Grimaldi a Livorno
Si è aperta una questione importante tra le categorie economiche livornesi e l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale in seguito alla recente presentazione da parte dell’ente del piano operativo triennale 2024-2026. Il tema non è nuovo: riguarda il tipo di traffici che saranno destinati al Terminal Darsena Toscana e aveva già preoccupato gli utenti del porto nel giugno scorso per il timore che in seguito al passaggio della concessione del terminal a Grimaldi il traffico container potesse divenire marginale per lasciare spazio a quello ro-ro.
Il timore, poi placato dalle rassicurazioni del presidente Luciano Guerrieri e anche dalle intenzioni di Grimaldi, è riemerso a causa di un breve corsivo presente nell’introduzione del Piano Operativo Triennale dove si legge che, per mantenere e sviluppare il carattere multipurpose del porto, sarà valutato il piano di impresa di Tdt: un’affermazione ritenuta troppo generica che lascia spazio a rinnovate preoccupazioni.
Nel corso della riunione è stato proposto dall’Organismo di Partneariato della Risorsa Mare – come viene riferito da diversi componenti dello stesso a SHIPPING ITALY – che l’ente utilizzasse lo strumento dell’adeguamento tecnico funzionale per stabilire che in quell’area, che ha attività caratterizzata dai contenitori, si possono fare anche altre attività, ma che queste non possono diventare prevalenti. La richiesta delle categorie non è stata approvata dal presidente e pertanto tutte le categorie rappresentate dal comitato si sono astenute, non esprimendo il loro consenso (escluso Confitarma che lo ha espresso in forma scritta). Il Pot è stato ugualmente approvato all’unanimità dal comitato di gestione, non tenendo conto del mancato consenso (“un fatto questo mai avvenuto prima in Italia” sottolineano gli utenti) prevedendo comunque la disponibilità a riaprire il tavolo di partenariato (organismo consultivo) che in ogni caso non prevederà l’Atf, fortemente richiesto.
L’ente portuale da parte sua conferma il mancato consenso (sottolineando che riguarda esclusivamente il paragrafo di cui si discute) dell’organismo di partenariato al Pot dato dall’intento di voler vincolare il concessionario al rispetto di quella che è la vocazione al traffico container di quell’area, attraverso anche un Atf al Prp.
“Il presidente – fanno sapere da palazzo Rosciano – ha una visione più elastica e ritiene non si debba vincolare un concessionario al rispetto di una destinazione d’uso soprattutto laddove poi la concessione, essendo multipurpose, prevede della elasticità. Quindi gli strumenti migliori sono il rispetto del Prp e l’analisi della concessione con la giusta elasticità. Tra l’altro lo strumento dell’Atf necessita di mesi per essere perfezionato e portato a compimento. E’ stato dunque approvato il Pot stralciando quel paragrafo, la discussione verrà riproposta nell’organismo di partenariato e in comitato di gestione. Nel frattempo il piano di impresa presentato da Tdt all’ente nei giorni scorsi si trova in istruttoria, al termine della quale passerà all’organismo di partenariato e alla commissione consultiva: su quello sarà poi avviata la nuova discussione”. L’ente sottolinea inoltre che nel Pot non è obbligatoria questa integrazione, ma laddove venisse ritenuto opportuno potrà essere cambiato il paragrafo.
Dalle indiscrezioni raccolte quanto successo sarebbe l’indicazione di una sfiducia di tutte le categorie degli utenti nei confronti del presidente della port authority, Luciano Guerrieri, mentre da altri tutto l’accaduto è interpretato come un grave errore che si spera possa essere presto sanato.
C.G.
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